di Federica Pezzoli
Un’irresistibile liturgia comica e musicale, questa è “L’ora del Rosario”, il nuovo one man show con la regia di Giampiero Solari che riporta Rosario Fiorello in teatro, a contatto diretto con il pubblico che ha decretato il suo successo in tv, in radio e ora anche in rete.
L’originale ricetta di questo spettacolo al Teatro Comunale di Ferrara, messo in scena non a caso nella dimensione raccolta dei palcoscenici dei teatri di provincia e non fra gli anonimi spalti dei palazzetti delle grandi città, ha come ingredienti l’umanità, i vizi e le virtù del Belpaese, ritrovati nel luogo stesso in cui si recita e raccontati con l’ironia e la leggerezza che sono la cifra distintiva di Fiore. Si arriva in una località il giorno prima o addirittura il giorno stesso dello spettacolo e si inizia a girovagare fra le vie in cerca di spunti, si incontrano le persone che vivono sul posto, e poi il tutto va in onda a fine spettacolo.
Dal Castello ad Ariosto, “a Ferrara avete talmente tanta cultura, che è una fortuna che sia arrivato io a riequilibrare le cose”: ed ecco arrivare le battute sulla salama da sugo e le biciclette e poi sull’esclamazione tipicamente estense “Maial!”, enunciata con una perfetta e pronunciatissima “L” ferrarese. Fiore poi non riesce a trattenere le risate raccontando di come un giovane rappresentante della cittadina di Codigoro abbia fatto sfoggio di una “S” mai sentita prima.
Il pubblico è parte dello spettacolo fin dal prologo quando, a luci ancora accese, il siculo curato Rosario entra in platea e ammonisce tutti i peccatori in sala, compreso un ospite di riguardo, quel Red Ronnie annunciato fin dall’incontro con i giornalisti della mattinata: “Tu sì che sei un peccatore”, lo ammonisce. Ma ce n’è per tutti: per medici e dentisti, per chi ha paura di invecchiare, e sono in tanti al giorno d’oggi, e per chi non può più vivere senza il caffè in cialde, quanta nostalgia per l’omino Bialetti!
Trattandosi di Fiorello non poteva mancare la musica, fra cover, mash-up di canzoni e duetti d’eccezione: è la voce di Mina che invita Fiorello a cantare con lei sulle note di “Baby it’s cold outside”, incisa insieme a Lugano, poi sui maxi schermi irrompe anche Tony Renis ed è il momento dell’arrangiamento di “Quando quando quando” fatto niente meno che per The Voice. Scorribande nella lirica si alternano a irresistibili imitazioni, da Vasco a Venditti, da Ligabue a Tiziano Ferro. Sul palco l’incontenibile Fiore è accompagnato dal maestro e tastierista Enrico Cremonesi, a capo della band formata da Carmelo Isgrò al basso, Rino Di Pace alla batteria e Antonello Corraduzza alle chitarre, e dai Gemelli di Guidonia, il trio vocale lanciato a “Fuori Programma” su Radio Uno.
Ne “L’ora del Rosario” ci sono tutto il mestiere e tutta la maestria di Fiorello e di Solari. Un tandem perfetto in cui il regista sa dare risalto al mattatore, istrionico e autoironico, capace di catturare tutta l’attenzione del pubblico, mantenendo sempre alto il ritmo. Fiorello fa divertire perché si diverte lui stesso, ride insieme al pubblico e la sua energia diventa contagiosa: in fondo questo forse è l’ingrediente segreto che gli permette di registrare sempre il tutto esaurito.