Un verdetto lungo tre giorni. Tanto dovranno aspettare imputati e parti civili per sapere quale decisione prenderà la Corte d’Appello di Bologna in merito al processo per il crac Coopcostruttori.
Ieri mattina si sono tenute le ultime arringhe difensive degli avvocati delle società di revisione, con brevi repliche da parte del procuratore generale Giancarlo Di Ruggiero e di alcune parti civili.
In sede di requisitoria la pubblica accusa aveva chiesto 12 anni di reclusione per Giovanni Donigaglia, Beppino Verlicchi, Renzo Ricci Maccarini e Giorgio Dal Pozzo; 3 anni per gli altri amministratori (Valentino Ortolani, Luca Mazzoni, Giampaolo Venturi, Antonio Negretto, Pier Luigi Viola, Gianni Cervellati, Elis Fazi, Giorgio Coatti, Claudio Assirelli); 8 anni per i dirigenti delle società di revisione dei conti (assolti in primo grado), Mauro Coletti (Reconta), Giovanni Bragaglia (Uniaudit) e Sergio Luigi Cerioli (Ria); 5 anni per i sindaci Mauro Angelini, Sante Baldini, Roberto Andreotti, Angelo Adamini e Viliam Brusi (anch’essi assolti in primo grado).
Prima che la Corte si ritirasse (alle 14 è iniziata la camera di consiglio), Giovanni Donigaglia ha chiesto e ottenuto di rilasciare dichiarazioni spontanee. L’ex patron ha ricordato gli anni in cui ha ‘cresciuto’ la cooperativa, sacrificandosi al punto di finire anche in prigione nel periodo di Tangentopoli per difendere l’azienda e chi la sosteneva. Donigaglia ha ulteriormente ribadito la propria innocenza accusando i periti di non aver saputo leggere correttamente le carte dei bilanci per quanto riguarda le riserve tecniche, per finire con il già noto attacco nei confronti dei vertici di allora di Legacoop che avrebbero scientemente abbandonato la Coopcostruttori impedendone il salvataggio.
La lettura del dispositivo della sentenza è attesa per la tarda mattinata di giovedì prossimo.