Cronaca
27 Marzo 2015
A processo come responsabili civili anche il ministero dei Trasporti e la Società Autostrade

Morte in superstrada, ignorate 15 chiamate

di Daniele Oppo | 4 min

trib2In poco più di un’ora circa 15 chiamate al 113 per segnalare un’auto in panne ferma sulla corsia nella Ferrara-Mare ma nessun intervento né da parte degli operatori della società Autostrade, né da parte della polizia Stradale.

Fino al tragico incidente che portò alla morte di Ennio Accorsi, motociclista mirabellese di 57 anni che si era appena immesso sulla ‘superstrada’ dopo il casello di uscita dalla A13, in sella alla propria moto. Accorsi si scontrò proprio contro la Opel Corsa abbandonata sulla corsia di marcia, venendo sbalzato e poi investito da un’auto in transito.

Si è aperta ieri la fase dibattimentale del processo che vede imputate quattro persone con l’accusa di concorso in omicidio colposo: Sergio Bonora, l’uomo che aveva spinto l’automobile lungo la Ferrara-Mare (imputato anche per ricettazione), Gabriele Carlini e Marco Barbieri, due agenti della Polstrada, che secondo il pm Nicola Proto non si attivarono per mettere in sicurezza la strada nonostante le segnalazioni alla centrale, e il funzionario della Società Autostrade Giovanni De Luca, che ricevette avvertimenti analoghi e non avrebbe predisposto le segnalazioni per gli automobilisti. Dovrà invece rispondere dell’accusa di favoreggiamento e rivelazione di atti d’ufficio Mirko Nanni, un altro dipendente della Società Autostrade che avvertì il collega dell’indagine in corso a suo carico. Con loro chiamati a processo come responsabili civili anche il ministero dei Trasporti, la Società Autostrade e il Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada.

Davanti al tribunale collegiale composto dal presidente Luca Marini e dai giudici a latere Franco Attinà e Monica Testoni sono comparsi i primi testimoni dell’accusa e della parte civile (rappresentata in giudizio dall’avvocato Giampaolo Remondi). Tra questi anche il maresciallo dei carabinieri incaricato di svolgere una parte delle indagini per conto della procura e che ha raccolto in formato elettronico le registrazioni di 15 telefonate (poi acquisite dal tribunale) indirizzate al 113 tra le 14,40 e le 15 circa di quel tragico 20 agosto 2012. Tutte segnalazioni di un’auto ferma in mezzo alla carreggiata e di persone che si allontanavano lungo il ciglio della strada: una testimone ha raccontato di aver evitato per poco lo schianto e, chiamato il 113, le è stato risposto che avevano già ricevuto diverse segnalazioni, compresa quella di due persone (un uomo e una donna, quest’ultima mai identificata) che si allontanavano a piedi.

Sentito anche il dirigente del Coa (Centro operativo autostradale) incaricato di eseguire un’indagine interna per capire l’accaduto (venne anche indagato per rivelazione d’atti d’ufficio ma la sua posizione è stata archiviata): “La prima segnalazione è stata alle 13,45 per un’auto in panne nel punto in cui poco prima delle 15 ci fu l’incidente – ha riferito al tribunale -. Il sovrintendente (Carlini, ndr) escluse la correlazione tra i fatti ma la cosa non mi quadrò”. Anche perché “nessuna segnalazione risultava nel sistema geo-web utilizzato per registrare gli interventi, non prima dell’incidente mortale”.

Il dirigente fece redigere una relazione a Carlini – “che dovevo seguire sotto il profilo disciplinare perché aveva raggiunto già 16 sanzioni e di cui nel 2009 chiesi l’allontanamento dal Coa” – per poi farla leggere a Nanni “per avere conferme o smentite”. “Nanni affermò che quanto diceva De Luca era diverso da quanto sostenevano Carlini e Barbieri (l’altro operatore del Coa, anch’egli imputato, ndr) e che addirittura il Coa avrebbe detto che ci avrebbero pensato loro”. Barbieri dal canto suo avrebbe segnalato al dirigente “l’inquietante scenario di violazione dei contenuti di riservatezza di atti della polizia giudiziaria” messa in pratica da Nanni nei confronti di De Luca, trasmettendogli la relazione.

Uno dei punti focali è risultato essere l’orario dell’intervento mancato: “Alle 13,45 – ha affermato il dirigente – i servizi di viabilità smontano e quindi l’intervento di solito lo prende in carico la Polstrada. L’auto andava segnalata subito, avevamo una pattuglia vicina, a Villa Marzana, a circa 20 km dall’auto ferma”. Sembra esserci stato dunque un grosso difetto di comunicazione tra la sala Coa di Polstrada e il servizio di viabilità di Autostrade, nonostante gli uffici siano separati da una sola porta, “spesso aperta”.

Sentita anche la donna che investì Accorsi e che ha raccontato il tragico episodio: “Stavo superano e a un certo punto ho visto qualcosa volare davanti a me, con mia figlia che urlava di frenare ma non capivo cosa fosse”. Poco più in là la figlia “picchiava contro la macchina e picchiava me, dicendomi che avrei dovuto frenare”, ha raccontato atterrita la donna. Una volta fermata l’auto la chiamata al 113: “A un signore abbiamo detto che avevamo già chiamato e ci ha risposto ‘si grazie’ e si è allontanato poi a piedi”. Venti minuti dopo quello stesso signore si trovava tra due agenti, “aveva il sorriso sulle labbra, poi mi hanno detto che si chiamava Bonora”.

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