Dopo le dichiarazioni dell’ispettore della Polizia di Stato Alessandro Chiarelli sulla possibile esistenza in passato di altri casi Aldrovandi, la procura ha aperto un fascicolo per far luce sul significato di quelle parole.
Parole dette nel corso della presentazione del libro “Il caso Aldrovandi 2005-2015”, pubblicato dallo stesso poliziotto-scrittore, avvenuta mercoledì scorso in biblioteca Ariostea.
Nel corso della disamina del contenuto del volume, l’autore aveva esaminato il comportamento della questura di allora nelle ore immediatamente successive alla morte di Federico. Una critica dura (“era sbagliato già il mattinale nel quale nemmeno si parlava dello scontro, un tentativo riduzionista per risolvere la situazione”) per un metodo secondo Chiarelli, in servizio presso la questura estense, adottato in molti casi (“come se ne sono visti tanti nel corso dei decenni in Italia”) dalle forze dell’ordine. La sferzata si allontana dall’ambito nazionale per tornare su quello locale: “Anche a Ferrara ci sono state altre situazioni molto dubbie risolte in modo abbastanza ‘in carrozza’”.
Quanto basta per spingere il procuratore capo Bruno Cherchi ad aprire un fascicolo per far luce su quelle dichiarazioni. Già la politica si era mossa, con il consigliere comunale di Sel Leonardo Fiorentini che nei giorni scorsi aveva depositato una interpellanza affinché il sindaco chiedesse alle autorità competenti “chiarimenti formali rispetto a tali affermazioni e l’eventuale promozione delle attività di indagine necessarie a fare chiarezza nei confronti della città sulle vicende evocate dal funzionario di polizia”.
Ora l’indagine della magistratura offre quasi una risposta alla richiesta del consigliere. Ieri la polizia giudiziaria ha sentito in procura in qualità di persona informata sui fatti il direttore di Estense.com Marco Zavagli, autore dell’articolo che riportava la frase da chiarire.