Cronaca
26 Febbraio 2015
Per Melchiorri, per il quale la procura chiede la condanna, un nuovo incarico (a titolo gratuito)

Cona, la delibera del cunicolo

di Ruggero Veronese | 4 min

Immagine 051C’è anche l’ormai famoso cunicolo di Cona nell’inchiesta bis aperta dalla magistratura e coordinata dal pm Stefano Longhi, che vede tra gli indagati il direttore generale uscente Gabriele Rinaldi,  coordinata dal pm Stefano Longhi.

L’esposto depositato in procura dalla Uil-Fp che ha dato il via al tutto puntava principalmente su due aspetti. Del primo abbiamo già scritto nelle scorse settimane: l’aumento dei costi per i servizi no-core appaltati per 30 anni a Progeste (passati da 23 a 53 milioni di euro all’anno). Il secondo riguarda invece il caso letteralmente esploso negli ultimi dopo gli articoli di Estense.com e de Il Resto del Carlino, che mostravano le condizioni già parecchio degradate (a soli due anni dall’inaugurazione dell’ospedale) del condotto sotterraneo ormai noto come ‘le grotte di Cona‘. Un’opera che per essere completata, oltre a richiedere una delibera ad hoc dei vertici dell’azienda ospedaliera (approvata in seguito all’ultimazione dei lavori principali commissionati a Progeste), comportò anche una maggiore spesa ‘extra-appalto’ di 593mila euro.

Lo sfortunato destino del cunicolo si può ricostruire attraverso la delibera n. 185 del 24/10/2011 dell’azienda ospedaliera, e comincia per l’esattezza il 9 settembre 2011, quando il direttore dei lavori di Cona Carlo Melchiorri (attualmente imputato per abuso d’ufficio nel processo madre) evidenzia “la necessità di effettuare con urgenza ulteriori lavorazioni di completamento non previsti nel contratto principale” nel condotto dell’ospedale. Tra le opere in questione figura “l’esecuzione di una controparete di rivestimento dei diaframmi di fondazione e dei pali in cemento armato all’interno del cunicolo”, allo scopo di (il successivo virgolettato è dello stesso Melchiorri) “conferire un grado di finitura che non può certamente essere garantito da elementi strutturali in calcestruzzo realizzati all’interno del terreno”.

Una precauzione per così dire ‘tardiva’. Già il consulente della procura, l’ingegner Vincenzo Marinelli, nella sua relazione perizia diversi mesi prima (5 gennaio 2011) non parlava affatto di “ulteriori lavorazioni non previste nel contratto principale” (come le descrive la delibera), quanto di carenze nella realizzazione del progetto. “Per la realizzazione del cunicolo – scriveva Marinelli -, uno dei computi metrici acquisiti prevedeva la realizzazione di muri controterra con impermeabilizzazione esterna ed intercapedine areata. […] Le lavorazioni, di fatto non eseguite, trovano corrispondenza anche con le tavole architettoniche datate 14.10.2006 […] e seguenti”. L’ingegnere continuava poi spiegando che “l’assenza di una idonea impermeabilizzazione o di altra soluzione tecnica […] e l’inadeguatezza del sistema di drenaggio, non previsto e adottato solo successivamente, hanno determinato diffusi e consistenti fenomeni di infiltrazione d’acqua di falda e un sensibile degrado delle stesse strutture di contenimento”.

A ogni modo la delibera fu approvata e firmata da Rinaldi, dall’ex responsabile amministrativo Marino Pinelli (già condannato in primo grado a un anno in rito abbreviato per abuso di ufficio e falso ideologico per gli appalti a Progeste) e dal responsabile del procedimento Paolo Chiarini, oltre a essere coadiuvata dal direttore amministrativo Ivan Cavallo e dal direttore sanitario Andrea Gardini. E per l’assegnazione dei lavori si procedette con un affidamento a Progeste. Le motivazioni si trovano ancora nella delibera: innanzitutto i lavori non erano da considerare “complementari” all’appalto, ma piuttosto “necessari al suo perfezionamento” in quanto sorti da “una circostanza imprevista” (circostanze che escludono dalle prescrizioni sulle opere pubbliche della direttiva 2004/18 della Ce).

Ma entrava anche in gioco, secondo i firmatari della delibera, anche il rischio di ‘disturbare’ le operazioni di consegna dell’ospedale in corso al tempo: “Le operazioni di collaudo della struttura ospedaliera – si legge nel testo -, […] sono ancora in corso e, in questa delicata fase, si è ritenuto opportuno far eseguire le ulteriori lavorazioni di completamento/miglioramento della struttura direttamente alla società concessionaria (Progeste, ndr), evidenziando in tal modo l’ingresso di altri soggetti esecutori, e quindi eventuali interferenza che avrebbero potuto avere riflessi sulle predette operazioni di collaudo”.

Per i nuovi lavori nacque quindi anche un nuovo ufficio di direzione lavori: a guidarlo era sempre Carlo Melchiorri (già direttore dei lavori durante la costruzione dell’ospedale), affiancato da Chiarini come responsabile del procedimento.

E riguardo all’ex direttore dei lavori risale a pochi giorni fa (20 febbraio) anche una delibera relativa un suo nuovo incarico da svolgere a titolo gratuito per l’azienda ospedaliera, come collaboratore “per il supporto alla Commissione incaricata del collaudo Tecnico-Amministrativo delle opere di completamento del Polo Ospedaliero di Cona”. Un incarico che, secondo i vertici del Sant’Anna, non fa sorgere alcuna condizione di incompatibilità con l’attuale posizione dell’ingegnere ferrarese di imputato nel processo Cona. “Il professionista – si legge nel testo – ha altresì rappresentato la propria condizione di imputato nel procedimento penale relativo alla costruzione dell’ospedale di Cona per i reati di abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio”, ma nonostante questo “diventa essenziale distinguere ciascuna situazione ed analizzarla, valorizzando massimamente le particolarità che rendono ogni fattispecie unica e diversa dalle altre, in quanto al modificarsi dell’assetto di interessi sotteso ad ogni fattispecie, mutano contestualmente i possibili pregiudizi, con l’evidente necessità di tutelare l’interesse di volta in volta maggiormente meritevole”.

La ‘delibera del cunicolo’

E quella sul nuovo incarico dell’ex direttore dei lavori Carlo Melchiorri

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