Cronaca
17 Febbraio 2015
La Corte ha deciso di escludere dalla lista delle parti civili la Messidoro

Coopcostruttori, prime schermaglie in Appello

di Ruggero Veronese | 4 min

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coop

Un momento del processo ferrarese

Si apre nell’affollatissima aula della corte d’appello di Bologna il processo di secondo grado sul crac Coocostruttori. Decine di avvocati a rappresentare gli imputati e le circa 500 parti civili tra enti pubblici, privati cittadini e l’amministrazione controllata dell’ex colosso dell’edilizia argentano. Il cui improvviso fallimento, ricordiamo, fece scomparire oltre un miliardo di euro in un buco nero secondo solo – almeno in Italia – a quelli causati da Parmalat e Cirio.

L’attesa e le speranze per questo processo di appello sono enormi da qualunque posizione lo si voglia guardare: a partire da quella dei tanti ex soci che persero i risparmi di una vita nella cooperativa – ai quali la sentenza di primo grado ha riconosciuto solo provvisionali per i ‘danni morali’ da poche migliaia di euro -, fino ad arrivare agli otto imputati ritenuti colpevoli dal tribunale di Ferrara, in primis l’ex ‘dominus’ della Coopcostruttori Giovanni Donigaglia e il suo vice Renzo Ricci Maccarini, entrambi condannati a quattro anni e sei mesi ma i cui legali chiedono la completa assoluzione. In mezzo poi ci sono tutte le posizioni intermedie, come quelle degli imputati assolti in primo grado (in particolare i revisori dei conti e alcuni membri del collegio sindacale e delle società satellite), la cui posizione potrebbe essere rivista dai giudici di appello di Bologna.

Elementi che da soli rendono l’idea della complessità del processo. Non stupisce quindi che il primo problema da risolvere sia stato quello logistico, visto che nell’aula della corte d’appello mancavano addirittura i posti a sedere per tutti i legali. Ma, risolto questo inconveniente, ecco partire l’udienza. La prima decisione del collegio è stata quella di escludere dalla lista delle parti civili la Messidoro, società che gestiva la Casa del Pellegrino e che secondo il tribunale di Ferrara era di fatto controllata da Donigaglia e Ricci Maccarini attraverso il presidente del cda Giorgio Dal Pozzo (tutti condannati a tre anni e sei mesi in un secondo procedimento). La Messidoro infatti, al quale i giudici del tribunale estense avevano riconosciuto un risarcimento di 212mila euro, ha ceduto il proprio credito a una società terza per 3mila euro e quindi, per la corte di appello, non ha più diritto di partecipare al processo.

Giovanni Donigaglia

Giovanni Donigaglia

Tutta la prima udienza si è poi snodata attorno alla lunga relazione – di circa quattro ore e mezza – del giudice relatore Anna Mori, che ha ripercorso la vicenda e i passaggi giudiziari del processo di primo grado dalla dichiarazione di fallimento della Coopcostruttori fino alle sentenze e alle successive e diverse richieste di appello da parte di imputati, procura e parti civili. “Una relazione molto analitica e complessa – è il giudizio dell’avvocato Lorenzo Valgimigli, difensore di Ricci Maccarini -, a testimonianza di un importante sforzo di analisi da parte dei giudici. Posso formulare solo valutazioni positive e ci fa sperare che ci sia un approccio mirato ad approfondire le tematiche di questa vicenda”.

Un giudizio del resto condiviso anche dall’avvocato Claudio Maruzzi, che ha unito le forze con altri legali (Carmelo Marcello, Gabriella Azzalli e Domenico Carponi) per rappresentare al meglio le circa 30 parti lese assistite dai loro studi. Ma la concordia, come è facile immaginare, si limita ai giudizi positivi sulla relazione della Mori: dalla prossima udienza (24 febbraio) sarà infatti battaglia a tutto campo tra chi chiede l’assoluzione degli imputati e chi vorrebbe risarcimenti ben più importanti per il crac che mise in ginocchio centinaia di risparmiatori. In poche parole non solo il danno morale, ma anche – e soprattutto – per quello patrimoniale. Che solo nel caso delle otto persone assistite da Maruzzi, secondo le stime dell’avvocato, supererebbero tra interessi legali e rivalutazione gli 800mila euro. “Stiamo parlando – commenta l’avvocato – di una rovina sociale che ha steso non solo Argenta, ma un intero territorio, visto che come è noto questo ‘buco’ è stata una delle criticità della Cassa di Risparmio di Ferrara. Se la situazione in Carife è precipitata, è stata anche in virtù dei finanziamenti a pioggia erogati nel corso degli anni a Coopcostruttori. Un disastro sociale ed economico che si è ripercosso su una miriade di realtà”.

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