Il piano di chiusure e razionalizzazioni presentato da Poste Italiane potrebbe portare alla chiusura di sette uffici postali nel territorio ferrarese e alla razionalizzazione di altri tre. Il tutto nell’ambito di un percorso che prevede la chiusura di 53 uffici e 34 razionalizzazioni in tutta la provincia.
Quasi scontata l’opposizione da parte dei sindacati confederali che hanno annunciato l’apertura di un conflitto di lavoro con l’azienda anche sulla spinta di una sempre più marcata carenza di personale negli uffici e, dunque, di una sempre maggiore difficoltà nell’erogazione del servizio.
Se Valerio Grillini, segretario regionale dei postelegrafonici (Slp) della Cisl usa toni molto duri nei confronti dell’azienda, accusata, secondo quanto riporta l’agenzia Agenparl, di “fare giochetti finanziari, sacrificando senza alcuna strategia aziendale i lavoratori, e, nello stesso tempo, danneggiano la collettività”, più cauto è il segretario provinciale della Slc Cgil Glauco Melandri: “Il piano è frutto della legge di Stabilità che ha diminuito i finanziamenti per fornire il sistema universale di posta offrendo la possibilità di rimodularlo”, spiega, “ma sia chiaro che al momento noi non sigliamo alcun accordo”, afferma. Ma è un ‘no’ che suona meno tranchant rispetto a quello di Grillini: “Prima dobbiamo fare delle considerazioni e vedere le motivazioni per cui hanno individuato quegli uffici specifici e poi vedere se si tratta di proposte sostenibili per poter continuare a garantire un servizio che si regge su tre gambe, e non solo su una o due: azienda, lavoratori e cittadini”.
In previsione c’è comunque un incontro con Regione e Anci per discutere del piano presentato da Poste Italiane: “D’altronde – afferma Melandri – i sindaci sono ormai l’ultimo presidio territoriale dello Stato e già hanno subito tagli pesanti proprio sui servizi”.
Di fatto però la situazione non è delle più rosee: “Il conflitto di lavoro – spiega ancora Melandri – si innesta su un problema che già denunciamo da tempo, la carenza di personale, e che sta peggiorando dato che abbiamo iniziato l’anno con 15 lavoratori in meno a Ferrara. A questo poi si aggiunge il piano di chiusure e razionalizzazioni e quindi il discorso va affrontato in maniera più complessa”.
C’è poi il futuro societario a complicare ulteriormente le cose: Poste Italiane è una Spa posseduta al 100% dal ministero delle Finanze, “ma entro l’estate ci aspettiamo che che il 40% delle quote venga venduto ai privati – spiega Melandri – che hanno l’ovvio interesse a guadagnare, però dovranno farlo in una situazione particolare qual è quella del servizio universale delle Poste”.