C’era aria di tensione alla vigilia della riunione del gruppo consiliare del Partito democratico. Dopo le ipotesi uscite sulla stampa di una successione designata del capogruppo Luigi Vitellio sulla poltrona di segretario provinciale (avvalorata dagli incontri faccia a faccia dello stesso Vitellio con i colleghi consiglieri), si aspettava che l’uomo di Calvano sciogliesse le riserve.
Così è stato, ma solo a metà. Vitellio non ha annunciato una decisione sicura. Si è limitato a dire che dalla città e dalla provincia più voci gli avrebbero chiesto di candidarsi e lui, per spirito di servizio, ci starebbe pensando.
A quel punto il fronte solitamente granitico dei consiglieri dem si è spaccato. Il primo a dirsi contrario all’ipotesi è stato il presidente del consiglio Girolamo Calò: il doppio incarico impedirebbe di svolgere adeguatamente il ruolo di capogruppo in consiglio comunale. Dietro a Calò si sono schierati anche Alessandro Talmelli, Ilaria Baraldi e Dario Maresca.
Presente per l’occasione ha voluto esserci anche il sindaco Tagliani (quasi mai presente alle riunioni del gruppo) che ha sostenuto l’ipotesi Vitellio, che rappresenterebbe una idea di amministrazione, un modo di governare la città da esportare sul territorio. Importante inoltre, sempre secondo il sindaco, che il futuro segretario sia una figura della città.
Una dichiarazione di cui non conosciamo le motivazioni ma che troncherebbe ogni velleità ad altre figure che non siano del capoluogo.
Anche Renato Finco, segretario comunale del partito, e Pietro Turri hanno dato manforte all’ipotesi della successione ‘vitelliana’ a Calvano, richiamando l’eccezionalità della situazione politica che imporrebbe scelte forti.