Come vive la donna nell’Islam? È questa la domanda, che dà il titolo all’incontro organizzato dal centro culturale san Massimiliano Maria Kolbe, a cui cercherà di rispondere Silvia Scaranari Introvigne, di Alleanza Cattolica e collaboratrice da molti anni a Torino del centro Peirone per lo studio e il dialogo con l’Islam. Grazie alla sua competenza ed esperienza, oggi martedì 20 gennaio, alle 21 presso l’oratorio di Santo Spirito in via della Resistenza 5 si potrà iniziare a capire qualcosa di più di come vive la donna islamica.
C’è un bel libro, ormai di tanti anni fa, scritto da una storica francese – Règine Pernaud – di indiscussa competenza e di incantevole capacità letteraria, che si intitola “La donna al tempo delle cattedrali”. Sebbene poco conosciuto in Italia, quel testo è imprescindibile per capire qualcosa di autenticamente vero sul medioevo. La storia, si sa, la scrivono i vincitori e hanno vinto – culturalmente parlando – coloro che denigrano come oscurantista e coercitivo il millennio tra la caduta dell’Impero romano e la cattività avignonese, grossomodo.
Per cui, alla vista angosciante e terribile delle due ragazze italiane rapite in Siria, avvolte in un abito nero inequivocabilmente “firmato” da uno stilista islamico, non è difficile che qualcuno pensi: poverine, peggio che nel medioevo. Non sapere, anche questo si sa, causa grossi problemi.
Il centro Kolbe ha voluto porsi una domanda seria, che indaghi una realtà tanto diversa dall’antropologia occidentale (o almeno di quel che ne resta) come l’Islam: quale è l’idea di donna che permea, plasma e definisce le società di fede musulmana?
Non è retorica affermare che, dal modo in cui sono trattati in una società i più deboli e quali categorie di persone sono considerate deboli, possiamo capire che cosa pensa ogni società di se stessa, che cosa ama e come decide di strutturare la sua quotidiana vita concreta. In una parola, quale è la sua cultura. Perché cultura non è solo erudizione e scoperta scientifica, ma anzitutto come ci si rapporta con la realtà, come si mangia, come si vive, come si muore e come ci si sposa, come si fa politica, come ci si diverte e come si struttura l’Università.
Se avremo una migliore conoscenza dei fondamenti della antropologia e della sociologia islamiche forse riusciremo ad instaurare un dialogo serio, laddove sia possibile, o almeno a non incorrere in gravi fraintendimenti in situazioni di crisi, nelle periferie cittadine o nei rapporti internazionali.
Durante l’incontro in programma a Santo Spirito non mancheranno le sorprese e forse, chissà, un germe di speranza: se è vero, come è vero, che alla donna Dio ha affidato l’umanità tutta e l’uomo in particolare – ce lo ha insegnato con insuperata intelligenza poetica san Giovanni Paolo II – nel difendere l’autentico bene delle donne c’è una delle chiavi per una ordinata convivenza dei popoli.