Prima ancora che sia iniziata la discussione sulla successione a Paolo Calvano fervono già contatti e incontri tra esponenti dem. A tesserli è Luigi Vitellio, capogruppo in Comune e in predicato di diventare il nuovo segretario del Pd ferrarese. Nonostante la segreteria del partito si dovesse ancora incontrare (la riunione è stata ieri sera), Vitellio ha già iniziato a mettere in fila i colleghi del gruppo consiliare uno per uno. Al momento non tutti. Manca ancora qualche nome all’ipotetico taccuino del capogruppo. Uno di questi è quello di Girolamo Calò. Un caso? “Credo che Luigi voglia capire dai consiglieri comunali cosa ne pensano di una sua eventuale candidatura. A me non ancora chiamato, nonostante sia oltre che consigliere anche presidente del consiglio. Mi auguro mi contatti”.
Ma mentre una parte del partito invoca dialogo e partecipazione per riconquistare il territorio e la gente e dimenticare il calo di iscritti e di voti degli ultimi tempi, le consultazioni di questi giorni hanno fatto venire il mal di pancia a più di un esponente dem. Non a Calò, che ritiene “giusto che lui lo faccia”, anche se avverte che “nessuno si deve sentire autorizzato a sentirsi insignito, da non so chi, del ruolo di successore di Calvano”. Quanto all’attuale segretario, il presidente del consiglio non ha dubbi: “si dovrebbe dimettere visto che fa il capogruppo in Regione. Così come Vitellio dovrebbe rimanere a fare il capogruppo, visto che lo sta facendo bene”. Nessuna incertezza nemmeno sulla prossima stagione congressuale: “l’aspetto con ansia, per sentir parlare finalmente di temi veri: sanità, lavoro, economia, area vasta. Poi, una volta individuati i contenuti, si possono trovare i nomi più adatti. Fino ad allora nessuno si deve sentire autorizzato a proporsi come il segretario in pectore”.
E anche qui fioccano certezze: “serve un nome autorevole che dia continuità con il passato di Calvano, che riporti il Pd tra la gente e sappia imparare dalle lezione delle Regionali. Il grande assenteismo dovrebbe averci insegnato qualcosa. A me sì. Ad altri no”.
Avvertimenti questi che non sono preludio a una discesa in campo diretta di Calò. “Io sto lavorando per far ritrovare unità di spirito e di intenti al partito ferrarese. Una grande unità che vada da Goro a Cento, comprendendo insomma la città ma anche tutta la provincia. E per questo serve un congresso vero”.
Nomi in grado di garantire quella unità che vada da Goro a Cento? “Un partito vivo si può permettere anche due, tre candidati. Nel momento in cui un partito ha un unico candidato e tutti convergono su di lui non è vivo. Soprattutto se il candidato viene addirittura prima della discussione”.
La proposta di Calò è l’elezione del prossimo segretario attraverso “primarie aperte a tutti quei cittadini che ancora credono nel Pd e gli vogliono dire qualcosa. Se c’è la volontà si chiederà, e si otterrà sicuramente, una deroga allo statuto. La partecipazione non deve farci paura. La partecipazione fa vivere il Pd”.