Bosco Mesola. Aveva portato il figlio a rubare all’interno di un’autofficina per poi svignarsela, una volta scoperta, a tutta velocità lungo la Romea. Fino a quando non è incappato in una pattuglia della Polstrada. Ora, processato per direttissima dal giudice Luca Marini e dal pm Alessandro Rossetti, è stato condannato a 8 mesi di reclusione e 300 euro di multa, con l’obbligo di dimora a Foggia, dove risiede.
I fatti oggetto del processo sono avvenuti martedì pomeriggio, attorno alle 16, in una autofficina a Bosco Mesola. Padre (I.D., 35 anni, di origini macedone) e figlio di 16 anni entrano fingendosi clienti. Mentre titolare e dipendenti sono occupati nelle rispettive mansioni, l’uomo si avvicina all’ufficio contabilità e, assicuratosi che non ci fosse nessuno, alza la tapparella per consentire al figlio di entrare. Qui il minore trova un portafoglio con dentro tremila euro. Agguantato il malloppo i due sono risaliti in macchina e proprio in quel momento il proprietario si è accorto che c’era qualcosa di strano nel loro comportamento, Mentre i due sono saliti in macchina, una Volkswagen Sharan, per fuggire, è sopraggiunto un dipendente con un’auto da provare. A bordo della sua vettura il titolare li ha inseguiti tenendosi a distanza senza perderli di vista e chiamando contemporaneamente i carabinieri.
L’inseguimento è proseguito sulla Romea, con manovre spericolate da parte del 35enne per cercare di seminare l’inseguitore. Questo fino a quando una pattuglia della Polstrada che stava effettuando controlli al traffico, non ha intimato l’alt alla Volkswagen. Pochi secondi dopo si è fermato anche il meccanico derubato, denunciando quanto successo poco prima.
Dalla perquisizione è sbucato il portafoglio con dentro 3.025 euro. Da qui l’arresto del padre e il trasferimento al Centro di prima accoglienza di Bologna per il minore.