Cronaca
11 Dicembre 2014
Gli animalisti chiedono la liberazione dei macachi e dei roditori utilizzati per la sperimentazione

Animal Defenders contro stabulario: “Tutti liberi”

di Elisa Fornasini | 3 min

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OAnimal Defenders torna sotto il polo chimico-biomedico dell’Università di Ferrara per chiedere la liberazione di tutti gli animali ‘detenuti’ all’interno dei suoi laboratori a scopo di ricerca. Dopo il lancio della raccolta firme contro la costruzione del nuovo stabulario adibito a sperimentazione animale e dopo il successo del corteo contro la vivisezione dello scorso 12 ottobre, gli animalisti tornano alla carica con un simbolico flash mob in occasione della Giornata Internazionale per i Diritti degli Animali. Per celebrare questa ricorrenza, istituita il giorno 10 dicembre di ogni anno dal 2007, ieri sera una ventina di attivisti si sono dati appuntamento davanti allo stabulario in via Fossato di Mortara 27 per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sugli animali stabulati da Unife.

Con questa dimostrazione, l’associazione ha voluto chiedere per l’ennesima volta l’immediato rilascio dei macachi utilizzati per esperimenti nell’ambito delle neuroscienze nonché la liberazione graduale di tutte le altre specie utilizzate per la sperimentazione farmacologica, ovvero conigli e topi, che perdono la loro libertà in nome di una sperimentazione definita dagli animalisti “fallace dal punto di vista etico e scientifico”. Chiedere la liberazione degli animali stabulati, comporta conseguentemente la richiesta che i fondi destinati all’ampliamento dello stabulario, specificatamente 1.965.962,19 euro stanziati dalla Regione Emilia-Romagna, nell’ambito del Por Fesr, Programma Operativo Regionale del Fondo Europeo di sviluppo regionale 2007-2013, vengano utilizzati per lo sviluppo di metodi di ricerca all’avanguardia, etici e di rilevanza umana, che sostituiscano l’impiego di animali.

O“Si pensa che se non c’è la sperimentazione su animali non ci possa essere ricerca ma questo è un errore – spiega Elena Cirelli, vicepresidente di Animal Defenders– perché il processo di sperimentazione vede già gli uomini come ‘cavie’: dai test di verifica sugli animali, infatti, si passa alla sperimentazione sull’uomo , prima sui volontari sani e poi sui pazienti malati. La sperimentazione clinica sui malati è indispensabile mentre è del tutto evitabile quella sugli animali grazie ai nuovi metodi di ricerca sostitutivi che sono in genere classificati in due categorie: quelli che adoperano cellule e tessuti umani, le cosiddette ‘colture in vitro’, e quelli basati sulla bioinformatica, o ‘in silico’”. I metodi sostitutivi più moderni sono quelli in 3d: i sistemi di colture cellulari in 3d, infatti, permettono di riprodurre la complessità dell’organismo in vivo, come in 3d sono le metodologie in vitro e in silico su tessuti umani che possono essere utilizzate in maniera integrata tra loro. “In Italia gli stanziamenti per implementare i metodi sostitutivi di ricerca sono a un punto tragico – conclude la vicepresidente dell’associazione – ma finché non verrà finanziato lo sviluppo di queste valide metodologie non sarà possibile abolire l’inutile e inaffidabile sperimentazione sugli animali”.

A sua volta, l’Università di Ferrara si dice aperta al confronto più franco e sincero” e “ben lieta ​di valutare tutti i suggerimenti che la società civile ritiene di formulare” anche per rispettare il regolamento comunale sulla tutela degli animali, secondo cui “il Comune di Ferrara intende proseguire l’impegno affinché nel suo contesto territoriale siano introdotte per le attività che prevedono l’utilizzo di animali vivi a scopi sperimentali, metodologie scientifiche sostitutive all’utilizzo degli animali vivi. In questo senso – come si legge nell’articolo 2 –  si impegna a dare concreta attuazione ad un protocollo d’intesa con l’Università degli Studi di Ferrara per il non utilizzo degli animali vivi a scopo didattico”.

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