Economia e Lavoro
28 Novembre 2014
DirCredito preoccupata per l'assenza di offerte formali d'acquisto

Carife: ‘Favorire uscita da amministrazione straordinaria’

di Redazione | 4 min

OLYMPUS DIGITAL CAMERATutelare la reputazione della banca e creare le condizioni per l’uscita dall’amministrazione straordinaria della Carife. Lo chiede con forza il sindacato DirCredito dopo alcune dichiarazioni giudicate offensive nei confronti dell’istituto di credito e l’assenza di formali offerte d’acquisto.

Nel merito dell’uscita dall’amministrazione straordinaria, la preoccupazione di DirCredito riguarda soprattutto il velo di silenzio che sembra essere calato su Credito e Finanza, la società di leasing del gruppo che il presidente di Banca Popolare di Vicenza (che ha manifestato interesse all’acquisto di Carife così come la Cassa di Risparmio di Cento) ha definito una “zavorra”. Se a tutt’oggi, dopo quasi 18 mesi di commmissariamento, non è ancora pervenuta alcuna offerta formale d’acquisto, DirCredito teme che il motivo sia da ricercare proprio in questa famosa “zavorra”. “Ricordiamo – spiega il segretario responsabile di DirCredito Carife, Mauro Fanan – che anche Commercio e Finanza è in amministrazione straordinaria (da maggio 2014) e che il commissario è uno dei due commissari di Carife. Detta società è stata più volte ispezionata dalla Vigilanza, che quindi conosce a fondo la situazione, tant’è che il decreto di commissariamento “si è reso necessario per proseguire l’azione di risanamento e rafforzamento patrimoniale dell’intero gruppo bancario”. Il comunicato stampa pubblicato sul sito di Commercio e Finanza sostiene che “la Procedura, che opera sotto la supervisione della Banca d’Italia, adotterà tutte le misure necessarie a trovare soluzione alla crisi aziendale””.

“In questo momento, però – aggiunge Fanan – su Commercio e Finanza sembra calato un preoccupante velo di silenzio. Noi ricordiamo che i Commissari, al termine del commissariamento, riceveranno un compenso molto elevato (qualcuno sostiene milionario), che sarà pagato dalla Cassa di Risparmio di Ferrara, e questo mentre si chiede ai dipendenti di lavorare per 20 giorni annui senza paga per il prossimo triennio. Il minimo che possiamo chiedere, oltre alla tutela della reputazione della banca e alla correttezza nelle relazioni sindacali, è che creino le condizioni per favorire l’uscita dall’amministrazione straordinaria della banca. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità”.

Il riferimento alla reputazione della banca riguarda invece alcune affermazioni “di un ex dirigente della Cassa di Risparmio di Ferrara che paventava come “probabile” l’uscita dalla fase di amministrazione straordinaria della banca mediante liquidazione coatta amministrativa”. “Fatta salva la libertà di ognuno di esprimere le proprie opinioni, anche pubblicamente – commenta Fanan – non si può fare a meno di segnalare che la gravità di tali dichiarazioni, rese peraltro da chi ha avuto un ruolo istituzionale nella dirigenza Carife non possa non ingenerare, in assenza di qualsiasi informazione da parte dell’Organismo Commissariale, ulteriore incertezza per le sorti dell’azienda, sia nei risparmiatori che nei lavoratori”.

DirCredito evidenzia come nonostante le molteplici richieste avanzate anche dalle altre organizzazioni sindacali, l’organo commissarialeabbia “omesso di fornire qualsiasi indicazione o informazione circa le possibili forme di tutela da intraprendere o intraprese nell’interesse della Banca”. “E’ la quarta volta – elenca Fanan – che questa sigla chiede all’organo commissariale di tutelare la reputazione della Banca: lo avevamo già fatto il 4 settembre 2013 a seguito della pubblicazione su Facebook di dichiarazioni offensive diffuse da persona nota a Ferrara e gravemente lesive dei dipendenti e dell’immagine della Banca; il 21 marzo 2014 nei confronti della trasmissione Presa Diretta di Rai3, che addirittura ricostruiva in maniera distorta le vicende aziendali di Carife, attribuendo responsabilità neppure accertate dalla Magistratura e che avevano ingenerato timori ed incertezze nei risparmiatori; e infine il 1 luglio 2014, per gli stessi motivi, nei confronti di un sito web di Vicenza. Abbiamo scritto anche al Comitato di Sorveglianza, sempre su queste tematiche, in data 11 agosto 2014. Ciascuna di queste richieste è rimasta lettera morta e ci chiediamo come questo sia accettabile dalla Vigilanza considerando che il Codice Deontologico che tutti i componenti della Procedura sottoscrivono in Banca d’Italia recita, all’art. 2.3 “Consapevoli della natura pubblica delle funzioni svolte e del rilievo dei propri compiti e responsabilità, essi (i componenti degli organi straordinari) tengono comportamenti tali da salvaguardare e promuovere la reputazione della vigilanza bancaria e finanziaria e dei sistemi di tutela dei depositanti e degli investitori e di risoluzione delle crisi nonché la fiducia dell’opinione pubblica nei loro confronti”. Appare difficile pensare che i depositanti, i risparmiatori e gli azionisti – in assenza anche di una semplice smentita o diffida per chi ha offeso la reputazione e l’immagine della loro Banca – possano sentirsi fiduciosi nei confronti di una Banca d’Italia che risulta acquiescente a tutte le accuse mosse a Carife, che non la difende e che non precisa i reali accadimenti che l’hanno interessata. E sottolineiamo anche questo passaggio del Codice Deontologico: “Nei confronti dei soci, degli ex esponenti aziendali e dei dipendenti degli intermediari sottoposti a procedure di gestione delle crisi e dei terzi in genere, i componenti degli organi straordinari tengono un comportamento professionale e corretto””.

 

 

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