Uno sciopero nazionale del pubblico impiego per chiedere il rinnovo dei contratti collettivi nel pubblico impiego. A proclamarlo è il sindacato Cisl, che il 1° dicembre continuerà la battaglia sindacale già avviata l’8 novembre scorso con la manifestazione a Roma delle tre principali sigle italiane – Cgil, Cisl e Uil – “che indicava nel rinnovo del contratto la risposta credibile per un’attenzione che non può essere fatta solo di parole e di annunci”. A spiegarlo è il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan, che invita tutti i lavoratori del pubblico impiego a unirsi alla protesta.
“Non è accettabile – afferma la Furlan – che un contratto resti ancora bloccato, nonostante siano passati sei anni dall’ultimo rinnovo; non è accettabile che tanti lavoratori si vedano negare la possibilità di un confronto sulle trasformazioni che, in tempi di così rapidi cambiamenti, investono le loro professionalità,; non è accettabile l’ostilità, il disprezzo, l’arroganza con cui da troppo chi lavora nel pubblico viene trattato”. Le ragioni e gli obiettivi dello sciopero sono quindi gli stessi che hanno visto concludere la prima fase di mobilitazione con la manifestazione dell’8 novembre, che indicava nel rinnovo del contratto la risposta credibile per un’attenzione che non può essere fatta solo di parole e di annunci. “Una richiesta avanzata in modo chiaro – afferma il segretario Cisl – , con fermezza e con responsabilità, dalle lavoratrici e lavoratori e dalle loro organizzazioni di rappresentanza”.
La Furlan accenna poi – pur senza entrare troppo nel dettaglio – ai motivi per cui questo nuovo sciopero è stato proclamato in maniera unitaria e senza l’appoggio delle altre sigle sindacali: “Il governo, nell’incontro del 17 novembre, diversamente che su altri aspetti, non ha voluto prendere minimamente in considerazione la nostra proposta. Da qui la risposta necessaria e inevitabile dello sciopero che avrebbe potuto e dovuto essere unitario. Non è stato così perché altri non hanno ritenuto che valesse la pena lasciare al tema del lavoro pubblico la stessa centralità che ha permesso di impostare e seguire percorsi di mobilitazione ampiamente condivisi. La forzatura di voler ricondurre la vertenza dentro contesti su cui era nota a tutti l’esistenza di valutazioni e scelte diverse, ci ha costretti a individuare la data del 1° dicembre per la proclamazione di uno sciopero per noi irrinunciabile, le cui forti ragioni non potevano, in questa fase, confondersi e disperdersi con altre”.
“Il pluralismo sindacale, che è nella storia e nella cultura del nostro paese – conclude il segretario generale Cisl -, impone a tutti di saper vivere anche i momenti in cui prevalgono le differenze, come passaggi difficili ma comunque utili a individuare poi i punti comuni e forti che ci uniscono nella difesa del lavoro e delle sue tutele”.