Politica
25 Novembre 2014
Zaghini: "Mi aspettavo di più, è stata la mia ultima campagna elettorale"

Zappaterra e Calvano: “Lavorare per recuperare la fiducia”

di Redazione | 5 min

Nuova immaginePaolo Calvano vede una vittoria netta di Stefano Bonaccini su Alan Fabbri ma è anche consapevole che l’astensionismo è il fattore che ha marcato di più il voto in questa tornata elettorale. “Il distacco, considerando il rapporto 49%-29% tra Bonaccini e Fabbri, è netto a livello regionale. Certo, la forbice si riduce a Ferrara perché pesa molto la ferraresità di Fabbri che ha avuto molta forza soprattutto nell’alto ferrarese. Detto questo – prosegue Calvano nella sua analisi – siamo consapevoli che la vittoria è avvenuta con un astensionismo importate che denota un allontanamento dei cittadini dalle istituzioni ed è un problema che va affrontato sapendo che si è persa un po’ di fiducia, ma abbiamo di fronte cinque anni nei quali fare di tutto per recuperarla”. Il neo consigliere regionale si accoda però in parte alle dichiarazioni di Matteo Renzi che ha detto di considerare l’affluenza un problema secondario: “Abbiamo visto già in altre realtà e altre democrazia mature un voto ormai consolidato al di sotto del 50%. La democrazia prevede che decide chi va al voto, però se l’astensione è così alta qualcosa è successo, anche se chi scarica sul Pd tutta la responsabilità fa un’operazione strumentale. In regione sono successe tante cose, dal problema delle spese al centrodestra in completo riassetto; la stessa vicenda Errani ha ulteriormente reso tutto più complicato. La somma di queste cose, trasversali, ha determinato la disaffezione”. Una nota positiva arriva invece dal numero di preferenze, alte per tutti i candidati del Pd, altissime per Calvano e Zappaterra: “I quattro candidati hanno dato ognuno quello che potevano dare, eravamo tutti utili al Pd, Marcella e io abbiamo raccolto un lavoro di 5 anni fatto sul territorio che ci hanno consentito di conoscere molto bene il territorio. Il dato sulle preferenze – conclude Calvano – è una dato chiaro: candidiamo persone radicate nella realtà territoriale e questo è un valore aggiunto. Altri partiti, come il M5S o la stessa Lega, hanno eletto consiglieri con un numero di preferenze molto, molto ridotte”.

Ovviamente ad essere molto soddisfatta dall’esito del voto è Marcella Zappaterra, che è riuscita a collezionare un numero di preferenze altissimo: considerando l’astensione record non è arrivata molto lontana da quanto fece Roberto Montanari quattro anni fa e a livello regionale entra risulta fra le più votate. “Sono molto contenta per il risultato personale – afferma – e credo abbia funzionato bene la scelta di proporre due ticket all’interno del nuovo meccanismo delle preferenze di genere. Certo – ammette -, alla luce dell’affluenza ci sarà da lavorare per riconquistare la fiducia delle persone, dando l’esempio nelle politiche di governo e anche nel modo di comportarsi, lavorando all’insegna della sobrietà e della serietà, costruendo anche soluzioni dei cittadini per imprese e territorio”. Il buon risultato personale, secondo la lettura dell’ex presidente della Provincia, “è frutto anche della credibilità che credo di essermi costruita con il lavoro in Provincia. Si è capito che ci ho messo il massimo impegno”. Non manca una frecciatina ai due avversari interni, quelli appartenenti all’altro ticket: “La credibilità bisogna conquistarsela sul campo, in questa tornata nella quale partivamo alla pari abbiamo dimostrato che se si dice di essere di rottura senza essere adeguati nei contenuti, le persone non capiscono. Merito, contenuti e proposte fanno la differenza, le persone sono stanche degli slogan”. Anche per la Zappaterra “l’affluenza non può essere il parametro se le cose vanno bene o vanno male perché in molti paesi si fa peggio, chi vota decide, ma questo non significa che non bisogna invertire il clima: la fiducia deve essere recuperata, anche facendo in modo che la Regione venga sentita più vicina”. Sul lavoro che ora la attende non pone barriere particolari anche al lavoro di squadra con i consiglieri ferraresi di opposizione: “Conto sul fatto che sul livello territoriale, che è un po’ meno politico e più pragmatico, abbiamo fatto molte cose insieme a prescindere dall’appartenenza politica. Confido sul fatto che su alcuni punti e alcune tematiche possa esserci una condivisione delle cose da fare”.

Chi non è molto soddisfatto è invece il candidato di rottura, Eric Zaghni: “Non posso negare che il numero di voti non sia proprio il top, però in un quadro così complicato, 1700 preferenze non sono da buttare via. Mi aspettavo forse una minor distanza tra i due ticket interni al Pd, però i veri sconfitti sono quelli che non ci provano neanche, e noi ci abbiamo provato.  Non posso parlare di delusione vera e propria – specifica il sindaco di Berra -, ha votato probabilmente lo zoccolo duro che ha scelto i candidati più rassicuranti e più conosciuti. Io e Irene eravamo due outsider”. Il mancato raggiungimento dell’obiettivo sancisce anche la fine delle ambizioni politiche: “Questa è stata la mia ultima campagna elettorale – annuncia Zaghini – mi sono divertito e ho conosciuto meglio la nostra provincia. Mi limiterò a chiudere il mio mandato da sindaco perché non si può predicare il rinnovamento e poi stare sempre sulla breccia, lascerò andare avanti gli atri, ma questo – chiarisce Zaghini – non significa certamente che metterò il silenziatore sulle questione importanti come i costi delle dirigenze, delle società partecipate e della politica”.

La sua compagna di ticket, Irene Tagliani, in grado di raccogliere poco più di 2mila preferenze da candidata ‘esterna’ del Pd, è invece contenta ma ancora incerta sul suo futuro politico: “Sono contenta – afferma a bocce ferme -, è andata bene. Adesso ci sono tante cose da valutare, ma fino a fine anno dedicherò tempo all’azienda che ho un po’ trascurato in questo periodo, poi si vedrà. È stata comunque una bella esperienza, da ripetere forse anche in futuro”. Lasciandosi andare a un’interpretazione più politica, Tagliani legge così il voto: “Calvano e Zappaterra hanno prevalso direi per la loro maggiore notorietà, ma un segnale di cambiamento c’è stato. Io e Eric abbiamo avuto anche poco tempo e ci sono tante cose che non hanno aiutato, dalla questione rimborsi alla presenza a Ferrara di Alan Fabbri che ha catalizzato un po’ i voti di chi voleva dare un segnale di cambiamento”.

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