Eventi e cultura
20 Novembre 2014
Conferenza con intervento dello storico Santi Fedele promosso dalla Loggia Savonarola

La Guerra che la massoneria avrebbe (forse) potuto evitare

di Redazione | 3 min

grande guerra“La Guerra che la massoneria avrebbe (forse) potuto evitare” è il titolo della conferenza pubblica sul primo conflitto mondiale organizzata per sabato 22 novembre (ore 16, Sala della Musica via Boccaleone 19) con l’intervento dello storico Santi Fedele. L’iniziativa apre le celebrazioni del 70° Anniversario della Loggia Savonarola di Ferrara.

Nel 1915 l’Italia si ritrovò trascinata in un conflitto, che proprio per le dimensioni delle distruzioni e dei morti che la segnarono, è ancora oggi ricordata come la “Grande Guerra”.

Più di 13milioni di morti, fra civili e militari di entrambi i fronti (solo fra i militari italiani più di 650mila caduti): fu questo il bilancio finale dei quattro anni (28 Luglio 1914 – 11 Novembre 1918) di questo scontro epocale. L’Italia vi entrò solo nel 1915 a fianco degli Alleati (dopo aver segretamente trattato con le Potenze Centrali per ottenere il Trentino, la Dalmazia ed un protettorato sull’Albania in cambio della sua neutralità. Offerta respinta).

Chi volle questa guerra in Italia? Avrebbe potuto la Massoneria evitarla, per il peso politico che aveva allora in Parlamento e nel Paese?

A questi ed altri interrogativi, da una visuale decisamente inconsueta, cercherà di rispondere la conferenza pubblica su “Massoneria e Grande Guerra” organizzata perSabato 22 Novembre, alle ore 16, presso la Sala della Musica dell’ex complesso di San Paolo (via Boccaleone 19), dalla Loggia ferrarese “Gerolamo Savonarola” del Grande Oriente d’Italia, che apre così le celebrazioni del suo 70° Anniversario.

Relatore sarà lo storico Santi Fedele, docente dell’Università di Messina e Grande Maestro aggiunto della massoneria di Palazzo Giustiniani; moderatore il Maestro Venerabile della Loggia Savonarola, il dott. Stefano Mandrioli; ad introdurre i lavori sarà invece l’avv. Giangiacomo Pezzano, presidente del Collegio dei Maestri Venerabili dell’Emilia Romagna.

L’ingresso è assolutamente libero.

La massoneria italiana di allora era divisa, come l’intero paese, in neutralisti e interventisti. Prevalsero questo ultimi, sulla spinta dei partiti e dei movimenti nazionalistici che avevano già voluto la Guerra di Libia.

E così fratelli massoni si trovarono al fronte contro altri fratelli. Si calcola che 12mila militari massoni dell’Asse (Austria, Germania, Turchia, Bulgaria, Ungheria, ecc) si siano trovati opposti a 36mila massoni con le divise dell’Intesa (di cui più di 4mila americani). Ed alla fine furono più di 2mila i fratelli italiani che persero la vita al fronte (quasi il 10% dell’intera massoneria italiana di allora).

Per la Massoneria italiana, dunque, l’argomento della conferenza è decisamente un tema scottante e sofferto. Ma la volontà del Grande Oriente di oggi è quella di affrontare senza riserve, e pubblicamente, ogni particolare della propria storia.

E’ la chiave con cui si propone al pubblico la stessa Loggia Savonarola, la più “antica” loggia ferrarese attualmente in attività, che attraverso una serie di incontri pubblici come questo (seguiranno altre conferenze sulla massoneria femminile e sulla solidarietà massonica) intende evidenziare gli stretti legami fra la propria storia e quella di Ferrara e del Paese.

L’attuale loggia Savonarola è stata fondata nell’Agosto del 1945. Ma è accertata la presenza a Ferrara di una loggia antesignana con lo stesso nome, attiva probabilmente fin dai primi anni del Novecento.

Purtroppo tutti i documenti relativi a questa loggia sono andati dispersi o distrutti quando le sue colonne vennero abbattute dal fascismo (che pure aveva visto frequentare il suo tempio personaggi di primo piano del regime come Italo Balbo che ne divenne addirittura Oratore, ed il ministro Edmondo Rossoni, lo stesso cui si deve fra l’altro l’edificazione della “città moderna” di Tresigallo, la cui pianta urbana pare abbia ricalcato un disegno “esoterico zodiacale” proprio dei saperi tradizionali tramandati e studiati dalla massoneria. Entrambi, Balbo e Rossoni, allo scoppio della guerra furono fra l’altro accesi fautori dell’interventismo sia all’interno del partito fascista che della massoneria).

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