Cronaca
10 Novembre 2014
Coinvolti tutti i gruppi e forze politiche dell'assemblea legislativa, compaiono anche Montanari e Malaguti

Spese pazze, 41 avvisi di garanzia in Regione

di Redazione | 4 min

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lb_palazziRegione18Sono partiti a pochi giorni dalle elezioni regionali del 23 novembre 41 avvisi di garanzia, che la Guardia di Finanza sta notificando in queste ore, sulle spese pazze dei consiglieri regionali dell’Emilia Romagna. Gli avvisi di fine indagine emessi dalla Procura di Bologna riguarderebbero tutti i gruppi dell’assemblea legislativa e per tutti si ipotizza il reato di peculato e ci sarebbe anche un caso di truffa.

Da tempo, alcuni mesi, si sa che tutti i capigruppo sono indagati, tanto che per loro, i primi ad essere iscritti nel registro degli indagati, le contestazioni sono due e riguardano sia le spese in proprio non pertinenti sia l’omesso controllo sulle spese dei colleghi di partito. Il maggior numero di esponenti indagati è al Partito Democratico, che è anche il gruppo più numeroso (al quale appartiene il consigliere ferrarese Roberto Montanari), ma tutte le forze politiche sarebbero finite nel mirino della Procura.

Fra i nomi usciti nei giorni scorsi anche quello del candidato alla presidenza della Regione del centrosinistra, Stefano Bonaccini, per il quale però la Procura aveva chiesto l’archiviazione. Gli avvisi che chiudono l’inchiesta sono firmati dai Pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, vistati dal procuratore aggiunto Valter Giovannini.

Gli avvisi, come detto, arrivano a pochi giorni dalle elezioni che decideranno il successore di Vasco Errani (il nome non compare nalla lista), che si era dimesso a luglio dopo la condanna in appello per falso ideologico nell’ambito dell’inchiesta Terremerse su un finanziamento ottenuto dalla cantina del fratello Giovanni.

Intanto arrivano le prime reazioni politiche alla notizia. La più tempestiva è quella della candidata alla presidenza della Regione per l’Altra Emilia Romagna, Cristina Quintavalla, che ritiene ora più che mai necessario il cambiamento: “I 41 avvisi di chiusura indagine ai consiglieri regionali, quasi tutti, per la vicenda nota come “spese pazze” – dichiara Quintavalla – sono l’ennesima dimostrazione che in Regione è tempo di voltare pagina. I soldi per la politica non possono servire a coltivare clientele e nemmeno a fare il giro dei ristoranti di lusso. Staremo a vedere gli sviluppi giudiziari, non tutte le posizioni riusulteranno uguali, ma il buon governo passa per la trasparenza delle spese per la politica”.

Secondo quanto riportato dall’Ansa la cifra complessiva contestata è di 2 milioni e 80mila euro circa. La somma più alta è contestata ai consiglieri del gruppo Pd (che è anche quello più numeroso), si tratta di 940mila euro per 18 indagati. Al secondo posto compare l’Idv, con 423mila euro per due consiglieri indagati. Sempre secondo quanto riporta l’Ansa, sarebbero 11 gli indagati del Pdl per 205mila euro complessivi, tre della Lega Nord (135mila), due del M5S (98mila, si tratta di Favia e De Fransceschi, espulsi), due di Sel-Verdi (77mila), uno del gruppo Misto (27mila), uno di Fds (151mila euro) e, infine, uno dell’Udc (31mila0 euro).

I nomi sono quelli Marco Monari, Marco Barbieri, Marco Carini, Thomas Casadei, Gabriele Ferrari, Vladimiro Fiammenghi, Roberto Garbi, Paola Marani, Mario Mazzotti, Roberto Montanari, Rita Moriconi, Antonio Mumolo, Giuseppe Pagani, Anna Pariani, Roberto Piva, Luciano Vecchi, Damiano Zoffoli, Matteo Richetti per il Pd; Luigi Villani, Enrico Aimi, Luca Bartolini, Gian Guido Bazzoni, Galeazzo Bignami, Fabio Filippi, Andrea Leoni, Marco Lombardi, Andrea Pollastri, Mauro Malaguti, Alberto Vecchi per il Pdl. Nel gruppo misto avvisi per Matteo Riva (ex Idv) e in concorso con lui l’impiegata del gruppo Rossella Bolino.  Manes Bernardini, Stefano Cavalli, Stefano Corradi sono i nomi della Lega Nord, con loro anche Mauro Manfredini che nel frattempo deceduto. Di Sel sono Gian Guido Naldi e Gabriella Meo, mentre per la Federazione della Sinistra è indagato Roberto Sconciaforni. Dell’Idv Liana Barbati e Sandro Mandini.

Iinfine, Andrea De Franceschi e Giovanni Favia all’epoca ancora nel M5S. A proposito di De Franceschi la candidata alla presidenza della Regione per i pentastellati Giulia Gibertoni dichiara: “Nel Movimento 5 Stelle chi sbaglia paga. Con orgoglio e coerenza ribadiamo che il Movimento non candida in lista nessun indagato, rinviato a giudizio o condannato per reati contro la pubblica amministrazione come peculato ed altri gravi reati. Con altrettanto orgoglio rivendichiamo la coerenza e inflessibilità nel far rispettare queste regole da parte dei garanti e fondatori del M5S Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio”.

Maurizio Mazzanti, candidato a presidente della Regione Emilia Romagna per “Lista Civica Regionale Liberi Cittadini” sostiene con forza che “Occorre un forte rinnovamento della politica, a discapito di quelle forze e di quelle persone che hanno governato fino ad oggi”. Mazzanti analizza poi preoccupato le dichiarazioni del presidente di Legacoop Emilia Romagna: “Giovanni Monti azzarda che l’inchiesta sulle spese dei consiglieri regionali finirà in un nulla di fatto perché sostiene ‘conosco quelle persone’. Io ci andrei piano fossi in lui -sottolinea Mazzanti- ad ostentare tanta sicurezza, personalmente avrei maggiore rispetto del lavoro della magistratura. Sappiamo bene come è andata a finire l’inchiesta per il finanziamento a Terremerse, quando Monti, allora presidente di Legacoop Ravenna, espresse uguali certezze. Altrimenti non saremmo qui a parlare di elezioni regionali anticipate, con Vasco Errani condannato in secondo grado di giudizio”.  “Chi è indagato faccia un passo indietro. Un nuovo consiglio regionale – conclude Mazzanti – che non veda sedute al proprio interno le persone indagate. Questo per la lista Liberi Cittadini per l’Emilia Romagna è l’obiettivo primario che propone agli elettori”.

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