Lagosanto
14 Ottobre 2014
Assolti i responsabili legali della Tfc. I legali dei residenti: "Valuteremo se impugnare la sentenza"

Emissioni fastidiose, assolta la fonderia di Vaccolino

di Redazione | 2 min

trib2Si è conclusa con due assoluzioni il processo sulle presunte esalazioni fastidiose che si propagavano dalla Fonderia Tfc di Vaccolino, causando vari disagi ai residenti del circondario che avevano denunciato il problema alla procura di Ferrara. Disagi che – oltre al semplice fastidio per la puzza proveniente dallo stabilimento – secondo vari cittadini, costituitisi parti civili attraverso gli avvocati Carmelo Marcello e Claudio Maruzzi, avrebbero provocato anche alcuni alcuni fastidi fisici: emicranie, lacrimazioni frequenti, secchezza e male alla gola.

A rispondere dell’accusa erano – anche se con posizioni piuttosto diverse – i due responsabili legali dell’azienda: Bruno Marfisi e Romeo Di Loreto. Quest’ultimo viene però ‘discolpato’ dallos tesso pm in udienza, Alberto Savino, che sottolinea come “Di Loreto sia subentrato in un ruolo con poteri decisionali per un periodo troppo limitato per mettere in pratica qualche soluzione contro gli odori molesti”. I fatti contestati dalla procura durano infatti dal gennaio del 2011 fino a metà 2013, ed è solo poche settimane prima di questo termine che l’imputato entra attivamente nel Cda della Fonderia Tfc. Diverso invece il discorso per Marfisi, per il quale Savino propone una pena di 20 giorni di arresto.

Una richiesta di condanna dovuta al fatto che, secondo Savino, “anche se l’azienda in tempi recenti ha risolto la situazione, dal 2011 al 2013 le esalazioni ci sono state, quindi il reato si è verificato”. Emissioni confermate del resto sia dai residenti (che parlavano di un odore simile a quello di “freni o frizione bruciate”) che dagli operatori dell’Usl chiamati a testimoniare durante le precedenti udienze, macheil tribunale non ha ritenuto punibili per il codice penale.

Una sentenza accolta con qualche perplessità dagli avvocati di parte civile, secondo i quali “è fondamentale che nel mondo dell’industria si formi una vera coscienza della sicurezza ambientale e sanitaria, per evitare che il cittadino sia costretto a rivolgersi all’autorità giudiziaria per tutelare il proprio diritto a vivere in un ambiente salubre. Non basta – continuano Marcello e Maruzzi – il rispetto dei limiti emissivi per non provocare disagi e sofferenze nelle persone che vivono nelle vicinanze delle fonti inquinanti, disagi e sofferenze a lungo patiti e documentati dai nostri assistiti, che chiedono solo di vivere in condizioni ambientali normali. Capiremo le ragioni della sentenza attraverso la lettura della motivazione che valuteremo assieme ai nostri assistiti se impugnare”.

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