Lettere al Direttore
11 Ottobre 2014

Da una finestra in zona Gad

di Redazione | 4 min

Egregio Direttore

Benché faccia parte di una associazione che da qualche tempo è nata e lotta per la rinascita del quartiere GAD, scrivo a titolo personale da cittadino e residente, così tanto residente che dalle finestre del mio appartamento, tutte le sere posso vedere il grattacielo ed il parco antistante e le assicuro, per me, dal punto di vista del paesaggio urbano è un bel vedere.

Ho vissuto dieci anni in centro storico e dalle finestre vedevo i tetti della città, il campanile dell’Alberti, le torri del castello, uno spettacolo unico, ma non rimpiango quella vista. Adesso di fronte ho la natura di un enorme parco verde, ed è meraviglioso vedere gli alberi che mutano nei colori e nelle forme con l’alternarsi delle stagioni, d’estate soprattutto di fronte al grattacielo posso vedere i bambini che giocano con un pallone e perché no, anche i più grandi si divertono allo stesso modo, altri giocano a cricket. Tutto questo nel bel mezzo della città, tra il via vai delle auto e la gente che arriva in treno, i giovani che vanno a scuola o i più grandi per raggiungere il posto di lavoro, una scena di vita urbana su una delle arterie cittadine più movimentate.

Purtroppo conosciamo bene anche il disagio e le difficoltà che si vive quotidianamente in questo quartiere ed è di questo che voglio parlarle e per questo che le scrivo. Resto sempre un po’ esterrefatto dalle affermazioni di certi politici sui giornali riguardo al quartiere GAD, è vero sbaglio nello stupirmi ogni volta, dovrei considerare di più il fatto che un buon politico non necessariamente deve raccontare come sono le cose secondo un punto di vista, ma piuttosto come potrebbero esserlo guardandole da più lati, insomma il bicchiere un po’ pieno e po’ vuoto, il bicchiere di qualcuno però sembra sempre colmo fino all’orlo. Quante volte ci raccontano che quest’area è un giardino o che qui si lavora da anni, per l’assistenza, l’integrazione lo sviluppo? E’ vero anch’io del resto ho fatto la mia premessa, di quanto sia bello il quartiere, ma non posso non vedere tutto il resto. Se ho gli occhi per notare la bellezza dei bambini e della gente, soprattutto immigrata, che vive e popola attivamente quest’area, non posso non vedere i tanti e sottolineo tanti giovani, nullafacenti che vivono di spaccio, anche perché è proprio impossibile non vederli e cosi come lo vedo, lo racconto.

Basta attraversare i giardini o passeggiare per Via Battisti, Piazza Castellina, Via Ortigara, via Cassoli o Corso Piave e li vedi e se proprio ti ostini a tenere la testa basta e non guardare, ci pensano loro ad attirare la tua attenzione. Ti seguono con la bici, ti guardano insistenti e sorridenti, ti salutano, si avvicinano, anche se sei con i tuoi figli e tua moglie, si questo accade tutti i giorni, dalla mattina alla sera fino alla notte e non si può non vedere. Come non si può non vedere le prostitute in attesa, ed il vai e vieni dei clienti già di giorno. Non si possono non notare le continue segnalazioni e denunce per risse e schiamazzi, o non accorgersi che certe attività commerciali aprono a tarda sera e chiudono nelle ore del primo mattino, offrendo per tutta la notte birre e alcolici creando bivacchi che spesso si concludono male. Come non si può non sentire la puzza di urina soprattutto sotto i portici. Molto spesso accade che chi scrive lettere come la mia, si ritrovi poi bollato da chi si sente chiamato in causa quale provocatore, a motivo magari di presunte appartenenze a questo o quel partito o ideologia politica avversa, quasi come se avere poi delle idee politiche o appartenere a movimenti diversi sia immorale o illegittimo, comunque non è il mio caso, io non ho tessere di partito.

A volte però molto peggio deve sentirsi accusato d’essere razzista, già razzista, razzista perché ha raccontato la verità. Ma qual è la verità? Non è forse vero che esiste un sistema organizzato che lucra nella gestione dei flussi migratori? Non è forse vero che chi è accolto con questo metodo gestionale non ha introiti, proprio perché tutti gli introiti vanno al gestore, nè trova collocamenti in grado di dargli un congruo sostegno economico? Non è forse vero che molte delle persone accolte, una volta ottenuto il permesso di soggiorno e fuori dai centri, sono abbandonate senza lavoro senza punti di riferimento, alla mercè di chi prima di loro ha imparato ad arrangiarsi? Non è forse vero che molti passano dall’inferno dei loro paesi all’inferno della prostituzione o della tossicodipendenza nel nostro? Non è forse vero che i bei giardini che io vedo, che tutti vedono, saremo costretti a guardarli chiusi da un recinto e da un solido cancello ben tenuto sotto chiave.

Gaertano Toraldo

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