
Lara Comi a Servizio Pubblico
È possibile processare per diffamazione la vicepresidente del gruppo Ppe al Parlamento Europeo? Il tribunale di Ferrara scioglierà la propria riserva dopo il 9 novembre, quando ascolterà le precisazioni del difensore di Lara Comi, l’avvocato Piero Giubelli, e di Alberto Bova, legale della parte lesa: l’ex sindaco di Ferrara Roberto Soffritti.
La vicenda è ormai salita più volte agli onori di cronaca, ma vale la pena ricordarla. Il ‘Duca Rosso’ di Ferrara ha querelato la giovane europarlamentare di Forza Italia che il 24 gennaio 2013 durante la trasmissione televisiva Servizio Pubblico, diretta da Michele Santoro, lo tirò in ballo muovendogli accuse tanto forti quanto infondate. La Comi infatti definì Soffritti, all’epoca candidato in parlamento nella lista Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, come “persona poco limpida”, “con un background di tipo mafioso”, “che ha fatto fallire la Coopcostruttori”, “imputato per questi fatti” e “condannato”. Una serie di definizioni che non trovano riscontro nella realtà, soprattutto per quanto riguarda la vicenda Coopcostruttori, per la quale l’ex sindaco estense non fu nemmeno indagato. Mentre l’unico avviso di garanzia che ricevette – comunque mai citato dall’eurodeputata – gli fu recapitato nel 1998 per il processo sulle “fogne fantasma”, anche se la sua posizione fu archiviata in fase di indagine.
La reazione di Soffritti fu immediata: una querela per diffamazione verso la Comi. Che da quel momento ha provato ogni appiglio per scampare ‘preventivamente’ al processo, giocando cioè la carta della ‘euroimmunità’ attraverso una richiesta al parlamento comunitaria. E la sua domanda fu accolta dalla deputata dei verdi Eva Lichtenberger, che aveva posto la questione dal punto di vista della libertà di espressione per chi fa politica, parlando del “principio sotteso all’immunità parlamentare è la libertà dei membri di discutere su materie di interesse pubblico senza essere obbligati a modellare le loro opinioni in modo da renderle accettabili o inoffensive per chi le ascolta, senza temere, in caso contrario, di essere citato in giudizio”.
In sede penale questo inaspettato tentativo di immunità è stato bocciato dal giudice Amore, secondo cui il parere del Parlamento Europeo non vincola un giudice nazionale nell’applicazione del codice penale. Discorso diverso per quanto riguarda il processo civile, attraverso cui Soffritti chiede alla Comi un risarcimento da circa 700mila euro: ieri il giudice ha respinto la richiesta della difesa di portare nuove prove a sostegno della ‘euroimmunità’, e ha fissato un’udienza al 6 novembre per ascoltare le ultime precisazioni delle due parti sulla fattibilità o meno dell’intero processo. Dopo quella data il giudice avrà a disposizione un tempo limite (indicativamente circa un mese e mezzo) per stabilire se il processo continuerà o meno. E a quel punto, in caso positivo, potrebbero essere introdotte nuove prove. “Ma per quanto ci riguarda – commenta l’avvocato di Soffritti, Alberto Bova – non abbiamo altri documenti da depositare: basta la registrazione della trasmissione”.