È stato ristretto in circa 9 metri quadrati di cella, in coabitazione – se così la si può chiamare – con altri due detenuti. In tre usufruivano di uno spazio bagno di 1,15 mq, oltre a un armadio fissato al pavimento che, più che liberare, ingombrava altro spazio vitale. La segreta non aveva nemmeno una finestra a sbarre, come quantomeno l’immaginario collettivo la vorrebbe. Il tutto senza nemmeno un impianto di aspirazione.
È il caso di un detenuto, Mario A., 46enne di origini campane, rinchiuso nell’Arginone di Ferrara, che ora diventa un caso emblematico delle condizioni inumane delle carceri italiane. Sì, perché l’uomo, rimasto in quelle condizioni per un periodo superiore a 15 giorni, pur soffrendo di artrosi, ora verrà risarcito in base alla legge Orlando, promulgata per ottemperare alle sentenze della Corte Europea dei diritti dell’uomo sullo spazio minimo previsto per un detenuto in cella.
Il primo caso in assoluto ha visto un indennizzo di quasi 5mila euro a un detenuto a Padova condannato a 6 anni per associazione a delinquere, prostituzione minorile, violenza privata e falsa testimonianza. Pochi giorni fa era stato il magistrato di sorveglianza veneto a scarcerare (per sconto di pena di 20 giorni), con tanto di indennizzo di oltre duemila euro, un 33enne arrestato per fatti di droga recluso a Rovigo. ha ottenuto dal Tribunale uno sconto di pena di 20 giorni.
Ora tocca al 46enne, primo detenuto in regione a usufruire della legge Orlando, grazie all’ordinanza del magistrato di sorveglianza di Bologna, che ha accolto il reclamo del suo avvocato e gli ha concesso una riduzione di pena di 22 giorni (riduzione corrispondente a un decimo del periodo già passato dietro le sbarre).