Cronaca
25 Settembre 2014
Sindaco a assessore rispondono alle interpellanze sulla cooperativa

I perché di Camelot

di Redazione | 7 min

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IMG_20140924_100418819_HDRIl Comune, per mano e per bocca dell’assessora Chiara Sapigni e del sindaco Tiziano Tagliani, e l’Asp rispondono formalmente alle interpellanze dei consiglieri Matteo Fornasini (FI) e Francesco Rendine (Gol) in merito alle assegnazioni di servizi e fondi alla cooperativa sociale Camelot e sul ruolo dell’Asp.

A riassumere la posizione del Comune bastano le parole di Tagliani: “Per noi non ci sono zone d’ombra e dalle analisi delle determine emerge che Camelot non è la cooperativa ad aver ricevuto più soldi da Comune e Asp”. Dal materiale consegnato in conferenza stampa si può però estrapolare solo la parte relativa ai servizi scolastici. Da cui si evince che anche altre società hanno ricevuto ingenti somme, ma dopo essersi aggiudicate – così come Camelot – le relative gare e non tramite affidamenti diretti. Tagliani va avanti: “siamo anche supportati da un encomio del prefetto Gabrielli sulla gestione dell’emergenza Nord-Africa da parte di Asp da prendere come modello da condividere con altre realtà. È molto strano, inoltre – osserva il sindaco – che in caso ci fossero delle irregolarità nessuno abbia mai fatto ricorso, neppure i competitor nelle gare di appalto. Ma – sfida Tagliani – se qualcuno ritiene che sia qualcosa di meno che lecito si prenda la responsabilità di adire gli organi di controllo e anche quella di subire una denuncia per calunnia”. Il sindaco non rinuncia a una piccola polemica con l’opposizione: “Annunciamo prima alla stampa le risposte che daremo alle interpellanze dei consiglieri, dato che ormai loro le presentano prima sui media che in Consiglio”.

Dopo l’elogio da parte di Tagliani della cooperativa “che fa lavorare oltre 100 persone, per lo più giovani, in regola perché chiediamo ogni volta il Durc (documento unico regolarità contributiva) per ogni lavoro che affidiamo”, arrivano precisazioni anche in merito all’ottenimento da parte di Camelot della gestione del Csii (Centro Servizi integrati per l’immigrazione): “La cooperativa è risultata aggiudicataria del servizio a seguito di procedura aperta (selezione pubblica) nel 2013. Al bando di gara pubblica hanno partecipato due ditte: Synergasia Coop Sociale Onlus di Roma (che fa servizi di mediazione culturale presso l’Ausl di Ferrara in collaborazione proprio con Camelot, con la quale ha costituito anche un rete temporanea di impresa, ndr) e la Cooperativa sociale Camelot di Ferrara. A conclusione delle operazioni di selezione, effettuata da una commissione secondo il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa, è risultata affidataria la Coop Camelot; non è stato presentato alcun ricorso e la gara è stata regolarmente esperita a definita”. Semplice da qui rispondere alla domanda se il Comune avesse coinvolto anche altri soggetti interessati per l’aggiudicazione del servizio per il quale Camelot riceve per quest’anno 227.368 euro (e così anche per il prossimo biennio per un totale di 681.104,90 euro, da finanziamenti regionali, provinciali e dei due distretti socio-sanitari della provincia): “La procedura di evidenza pubblica presuppone che ad attivarsi siano i soggetti interessati a svolgere il servizio e che non sia l’Amministrazione a muoversi per la loro ricerca”. Nulla si dice sul fatto che la gestione di Camelot risalga già al 2001, dodici anni prima.

Per quanto riguarda l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati (categoria disagio mentale e categoria ordinari), per la quale Camelot riceve quasi un milione di euro di finanziamenti per l’anno 2014, l’assessora Sapigni chiarisce che la progettazione è stata predisposta congiuntamente tra il Comune la Camelot, “quale soggetto appartenente alla rete Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati), in quanto in possesso dei requisiti previsti dal bando ministeriale, che, con cadenza triennale, finanza questi interventi”. Tra i requisiti ministeriali c’è la “pluriennale consecutiva esperienza nella presa in carico di richiedenti/titolari di protezione internazionale comprovata da attività e servizi in essere al momento della presentazione delle domande”. “Si tratta di bandi nazionali emessi dal ministero dell’Interno – precisa ancora la Sapigni – che identifica i requisiti di accesso per i soggetti privati che affiancano l’ente locale nel caso in cui il Comune non intenda gestire direttamente”. La legittimità della selezione del progetto per l’erogazione del finanziamento, inoltre, “è vagliata da una apposita commissione ministeriale”. C’è da dire che altri comuni, come Arezzo, hanno dato corso a procedure di avviso pubblico per l’individuazione dell’offerta economica più vantaggiosa. Ogni affidamento di attività o servizi mediante convenzione, inoltre, dovrebbe prima passare dal vaglio del consiglio comunale, come prevede l’art. 42 del Tuel (Testo unico enti locali). E di questo né Sapigni né Tagliani hanno fatto cenno in conferenza stampa.

Ancora in risposta a Fornasini, il Comune spiega che l’Asp non ha alcun coinvolgimento per l’attuazione dei progetti Sprar ma è stata coinvolta dal Comune per l’accoglienza straordinaria di profughi che si è verificata nella primavera 2011 (emergenza Nord Africa -Ena) e nella primavera 2014 (Mare Nostrum) secondo le indicazioni fornite, nel primo caso, dal Dipartimento di protezione civile (che ha poi encomiato il lavoro svolto ma che ancora deve liquidare all’Asp 391.160 euro) e, nel secondo caso, dal ministero dell’Interno. Per la prima emergenza l’Asp ha liquidato a Camelot 906.920 euro.

Per l’operazione Mare Nostrum – in arrivo oggi altri 10 migranti che portano il totale a 218, la metà gestiti da Camelot – “il Comune agisce in stretta collaborazione con la prefettura e coordinando anche gli altri Comuni della provincia di Ferrara”. In questo ambito “l’Asp, su indicazione del Comune di Ferrara, si è costituita come capogruppo mandataria di un raggruppamento temporaneo di imprese tra diversi soggetti gestori che nel territorio possono realizzare le attività di accoglienza nelle modalità indicate dal ministero, partecipando allo specifico bando predisposto dalla prefettura di Ferrara”. Tali soggetti sono l’associazione Amici della Caritas di Ferrara-Comacchio, l’associazione Nadiya, Viale K, Congregazione dei poveri servi divina provvidenza – Casa buoni fanciulli – Istituto don Calabria, gruppo locale monsignor Filippo Franceschi, Camelot e coop Ballarò (Ostello di Ferrara). “Ad oggi – fa sapere l’assessora – non è stato effettuato da parte del ministero alcun rimborso delle spese anticipate, nonostante l’accoglienza si partita già nel marzo 2014”. I bandi, che supportano l’accoglienza fino al 31 dicembre – sono stati due: uno ad aprile (un mese dopo l’avvio dell’operazione) che prevedeva un rimborso da 30 euro al giorno, e uno a luglio (con rimborso di 35 euro). Vi hanno partecipato l’Asp, cui la prefettura ha assegnato le risorse, come raggruppamento di associazioni e attività e l’associazione accoglienza Salvatonica (di Bondeno, ndr).

Risposte, infine, arrivano anche alle domande di Rendine in merito alla fornitura di “insegnanti specializzati” da parte di Camelot per l’insegnamento della lingua italiana a bambini stranieri nel scuole ferraresi (11.092 euro il costo per l’anno scolastico 2013/2014). Per fornire tale servizio “l’unica ditta che si è offerta lo scorso anno è stata Camelot ed ha fornito gli operatori con i titoli richiesti”.

“Forse la questione è che il Comune è troppo attivo per le politiche dell’integrazione, ma questa allora è una questione politica – provoca la Sapigni -. Altri territori non hanno questa attenzione e non rispondono volentieri ai fondi e ai bandi. È un tema politico e noi ce ne facciamo carico con l’aiuto dell’Asp e di tanti soggetti del terzo settore perché la presenza di soggetti stranieri sta cambiando sia quantitativamente che qualitativamente e noi scegliamo di fornire servizi di integrazione per l’immigrazione”. “Per noi – rimarca Tagliani – l’accoglienza è un problema del Paese, non solo di Lampedusa, ed è doveroso fare la nostra parte. Ovviamente supportiamo la necessità che l’Europa si faccia carico dei problemi che vengono dopo la fase di accoglienza, dato che il ministero se ne occupa per soli 4 mesi e poi non si sa cosa fare”.

Rimangono ancora senza risposta, perché non rientranti negli interrogativi posti alla giunta, le varie voci enucleate nell’inchiesta di Estense.com, Nel Regno di Camelot, in particolare sui 10.000 per “le nuove opportunità di domiciliarità per la realizzazione del progetto “C.a.s.a. cura, assistenza, sostegno autonomia” (contributo erogato da parte dell’Inpdap, ora Inps), o sui quasi 36mila euro del dicembre 2012 per la gestione del centro diurno sociale di via della Sirena a Barco e per la realizzazione di servizi di prossimità e di portierato sociale per anziani residenti negli alloggi. E, ancora, rimangono fuori i quasi 118mila euro di fondi ministeriali per il progetto di mediazione sociale “Noes 2” e i 15.764 dal Fondo regionale per la non autosufficienza per la gestione del punto informativo per assistenti a domicilio e anziani nell’ambito del progetto “Aspasia” a favore di assistenti familiari; i 160mila euro previsti nella convenzione tra Comune di Ferrara e Consorzio Impronte Sociali S.C.S. per l’esecuzione della manutenzione aree verdi, arredi e tutela igienica delle aree del Parco Urbano Bassani per gli anni 2014 e 2015 con ditta esecutrice del servizio individuata nella consorziata Camelot, ma anche i quasi 169mila euro per il progetto ministeriale “Refer PA) e una parte dei 75mila euro previsti nella proposta di delibera di giunta dello scorso 18 agosto per approvare “L’accordo di programma del piano per la salute ed il benessere sociale 2009/2011 – programma attuativo annuale 2014 del distretto centro nord”.

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