Faccio il sovversivo
23 Settembre 2014

Il Pd e l’autoanalisi

di Faccio | 3 min

Sono andato di recente ad una festa dell’unità regionale (… a proposito… Si chiama  festa democratica o forse il leader Renzi ha detto che si chiama ancora festa dell’unità, non si è capito bene… molto scaltro comunque il presidente) a vedere i Modena City Ramblers.
Organizzazione perfetta, ma non per dire, si mangiava da Dio, tanti fedelissimi che lavoravano a più non posso perché la festa fosse straordinaria, mai visto niente del genere: dieci griglie perpendicolari due metri per uno, a cuocere chili e chili di carne,  che al tavolo  arrivava e rimaneva calda, servita su mini bracieri, i giovani e la vecchia guardia insieme per un unico obiettivo, far diventare grande il Pd…

I tavoli erano rotondi per cui c’era  la possibilità di stare seduto al fianco di altre persone. Al  mio tavolo c’erano la mia famiglia (Margherita, Antonio e Teresa), due ragazze giovani e un’altra famiglia con due persone adulte e gli anziani genitori di uno dei due. Scambiando quattro chiacchiere mi sono sentito subito in dovere di dire che non ero del Pd e che anzi lo criticavo fortemente, soprattutto per le scelte fatte negli ultimi anni.
Con la carne non mi sono fatto mancare un bel lambrusco locale; il signore anziano vicino a me mi sorride e quasi sottovoce mi dice in dialetto reggiano “credi che io sia contento di questa situazione ?” Io lo guardo e replico “non lo so, me lo dica lei” e lui “non c’era un altra soluzione possibile”.
Mi rassegno davanti a quel vecchio, con le rughe persino dentro agli occhi, quegli occhi che continuavano a fissarmi, e che avevano visto quasi tutta la storia di questo partito.
La sensazione che ho avuto è stata subito quella del massimo rispetto, gli ho raccontato che sono stato presidente dell’ A.N.P.I, che sono Comunista e che sono operaio metalmeccanico iscritto alla  F.I.O.M. Alla fine mi ha rassicurato affermando che dovevo continuare così.
Ci salutiamo, lui mi alza il pugno, glielo alzo anche io, perché il pugno è un simbolo di unità e di solidarietà, rappresentato dalle dita deboli (come siamo noi singole persone in questo momento) che si uniscono per creare qualcosa di potente.
Mentre ce ne andiamo alzano il pugno anche le due signore che ci avevano appena servito, lo tengo alzato anche per loro, poi il concerto dei Modena e ancora “alza il pugno mia dolce rivoluzionaria” e “chi non salta Matteo Renzi è…è…”.
Alla fine della serata mi faccio una bella autoanalisi, forse è vero non c’era altra soluzione, forse davvero occorre un passaggio di questo genere e poi si ritornerà  ad essere di sinistra sul serio, lo dicono anche tantissimi iscritti, “la lotta si fa all’interno del partito”. Ma se invece stessero sbagliando tutto e prendendo per il culo tutte queste persone che hanno il diritto di sognare questi ideali?
“La risposta ora è più complicata”direbbero i Modena City Ramblers, io so che volevo trascorrere una serata all’insegna del fancazzismo e del divertimento ed invece mi sono ritrovato con mille pensieri… colpa del Pd?
Non lo so, immagino di poter anche io un giorno far parte di una così “grande famiglia”. Quella attuale, per lo meno a livello dirigenziale, non mi rappresenta, anzi mi domando come facciano tanti bravi “compagni” ed amici ad essere anche solo all’interno di questo pseudo partito di sinistra con tanto di tessera e bandiera e a non accorgersi che Renzi non sta rottamando degli uomini o delle persone politiche, sta rottamando tutti gli ideali di questo partito.
Nel frattempo io continuo ad alzare il pugno.

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