Politica
18 Settembre 2014
Duro attacco al sindaco comacchiese da Ferraresi e dai consiglieri comunali: "Viola i principi fondamentali del Movimento"

Listone unico, tutto il M5S contro Fabbri

di Ruggero Veronese | 4 min
Grillo sul palco con Fabbri durante la campagna elettroale. Altri tempi...

Grillo sul palco con Fabbri durante la campagna elettroale. Altri tempi…

Alla fine, come era nell’aria, la frattura si è consumata. Quanto profonda e quali saranno le sue conseguenze è ancora presto per dirlo ma, a giudicare dai toni usati dai rappresentanti provinciali del Movimento 5 Stelle, la decisione del sindaco di Comacchio Marco Fabbri di entrare nel ‘listone unico’ per le elezioni provinciali non è andata giù ai colleghi pentastellati della provincia. Che attraverso un durissimo comunicato – sottoscritto tra gli altri anche dal deputato Vittorio Ferraresi, ora anche portavoce del movimento alla Camera – prende le distanze in modo inequivocabile dalle scelte del M5S comacchiese.

Una condanna che, del resto, era ormai certa già da ieri sera. Cioè da quando, in un articolo sul Fatto Quotidiano.it, Fabbri motivava la propria decisione (spiegando tra le altre cose anche l’importanza “del ruolo della Provincia all’interno dell’Ente Parco, che dopo una paralisi di un anno e mezzo non può permettersi di essere ulteriormente ingessato”), e ricevendo l’immediata disapprovazione di Ilaria Morghen. Che non solo annunciava l’intenzione del gruppo M5S ferrarese di non prendere parte alla votazione, ma aggiungeva: “Io non voglio condannare nessuno, ma Comacchio dovrà spiegare questa decisione ai suoi elettori”.

Per quanto riguarda la città lagunare, per il momento il malcontento di parte della cittadinanza sembra limitato ad altre questioni, come la temuta cementificazione della costa o l’utilizzo di Palazzo Bellini da parte delle istituzioni. In compenso l’attacco dei rappresentanti ufficiali del Movimento (il parlamentare Ferraresi, Ilaria Morghen da Ferrara, l’argentano Luca Bertaccini, Andrea Castagnoli di Codigoro, Mirko Barbieri da Fiscaglia e Federico Menegatti da Lagosanto) è di quelli da non prendere alla leggera, viste le espulsioni via blog del duo Grillo – Casaleggio sempre in agguato per i grillini più ‘dialoganti’. “Non condividiamo questa scelta né nella forma né nella sostanza – affermano i pentastellati -. Infatti, qualora l’autocandidatura di Marco Fabbri portasse alla sua elezione, all’interno di una lista Pd, ogni suo abbaglio verrebbe ricondotto erroneamente al MoVimento 5 Stelle che, a prescindere, non è partecipe di questa sua personale scelta politica. Inoltre, tutte le decisioni scellerate (in questi anni, nel territorio, ne abbiamo viste moltissime), da parte di questo ‘listone’ provinciale a guida Pd, verrebbero giustificate dicendo: ‘non abbiamo mica deciso solo noi, c’era anche il M5S candidato'”.

Tra i passaggi più critici, quello in cui i grillini accusano Fabbri di aver “violato uno dei principi fondamentali del Movimento”: l’assioma del no ad ogni tipo di alleanza. Una ‘colpa’ che in passato ha portato a numerose e importanti espulsioni, da Valentino Tavolazzi a cinque senatori lo scorso marzo, passando per il consigliere regionale Giovanni Favia. “Il Movimento 5 Stelle è per l’abolizione delle province da programma, quella vera – attaccano i ‘grillini’ -, non quella finta proposta con il ddl Delrio da Renzi. Questa riforma risulta ancora più grave, perché oltre al fatto di non averle abolite, ha tolto anche la possibilità agli elettori di poter scegliere democraticamente i propri rappresentanti. La scelta di Fabbri, se dovesse essere portata a compimento, andrebbe contro ogni battaglia intrapresa dal M5S in Parlamento, ed ancora peggio, violerebbe uno dei principi fondamentali del Movimento, ovvero quello di non fare alleanze con altri partiti, un precedente inaccettabile per un Movimento che fa della coerenza un proprio cavallo di battaglia”.

Impossibile secondo i pentastellati parlare di una ‘lista dei sindaci’ come è stato fatto da Tiziano Tagliani e dallo stesso Fabbri lo scorso 10 settembre: per chi è eletto col Movimento ogni alleanza – per quanto contestualizzata – non è percorribile: “Riteniamo che non sia possibile, come dice Fabbri, scindere la figura di sindaco da quella di iscritto al M5S, dato che a maggio 2012 Marco Fabbri e la sua lista si sono candidati accettando degli ideali precisi, primo fra tutti quello di proporre un’alternativa al sistema di potere attuale senza alcun compromesso o alleanza. Concludiamo quindi ribadendo la nostra netta contrarietà rispetto a questa scelta e abbiamo creduto di dover essere chiari, come sempre, con tutti i cittadini che hanno deciso, come noi, da che parte stare e soprattutto in che modo farlo”.

La conseguenza immediata della condanna grillina è che i consiglieri eletti in altri Comuni si asterranno dal voto, mettendo anche potenzialmente a rischio l’elezione di Fabbri (in quel caso l’effetto più probabile sarebbe l’elezione di un ulteriore consigliere Pd al posto del sindaco comacchiese). E per quanto riguarda le decisioni di Grillo e Casaleggio, probabilmente in questo ore il sindaco comacchiese spera di non ricevere una telefonata dai due ‘guru’. Sarebbe solo la seconda in due anni e mezzo, dopo la prima ‘di cortesia’ da parte di Grillo. Ma rischia di essere l’ultima.

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