Comacchio
24 Agosto 2014
"Il Comune persegue un disegno di consumo del territorio". Fabbri: "La vostra è battaglia contro i campeggi"

Psc Comacchio, grido d’allarme di Legambiente

di Redazione | 6 min

comacchio altoComacchio. Solo consumo di territorio, con rimozione delle tutele in zone di alto interesse paesaggistico e ambientale, con ulteriore espansione urbana e nuove strutture ricettive. La denuncia-accusa arriva dal direttivo del circolo Legambiente Delta del Po verso l’Amministrazione comunale di Comacchio, rea di perseguire con passo deciso un disegno che andrebbe a danno del territorio e dell’ambiente. “I processi di partecipazione sulle scelte urbanistiche e sul futuro Psc promessi e sbandierati, in questo caso non sono stati attivati”, tuona Legambiente, che fa riferimento al consiglio comunale di lunedì 25 agosto, che vede all’ordine del giorno l’approvazione di “importanti indirizzi urbanistici, sull’assetto di una parte consistente del territorio e sulla valutazione di progetti per nuove strutture ricettive, senza che su questi vi sia stata una adeguata discussione e partecipazione, in spregio persino alla volontà formalmente espressa dall’amministrazione stessa di coinvolgere la cittadinanza e le associazioni attraverso il progetto partecipativo sulla pianificazione e Psc “Le tue idee al centro””.

Secondo il circolo Legambiente Delta del Po “il sindaco Fabbri e pochi altri stanno proseguendo speditamente di fatto verso la realizzazione di un disegno di nuova espansione urbana sulla costa frutto della elaborazione e del consenso del Pd, nelle sue varie articolazioni territoriali, esponenti regionali e locali, passando per il fondamentale livello del governo provinciale”. Un disegno politico, secondo gli ambientalisti, “che conta sulla vicinanza di alcuni imprenditori, si è infatti già manifestato concretamente con le scelte effettuate attraverso il Piano Territoriale del Parco del Delta del Po per la zona costiera fra Porto Garibaldi e Lido Nazioni, dove ben oltre 190 ettari di territorio, oggi liberi, coltivati o con alcune aree boscate, sono stati destinati a nuove strutture ricettive. Una quantità di territorio enorme messa in gioco e a rischio, da ora e per i prossimi anni, dove anche le residue aree agricole costiere possono sparire in funzione di un asservimento a logiche di rendita fondiaria e progetti che poco o nulla hanno a che fare con quella che dovrebbe essere la funzione e missione primaria di tutela di una delle aree protette più importati d’Italia e d’Europa”.

Anche la Provincia in tutto questo avrebbe precise colpe, dato che, come riferisce Legambiente, per una parte consistente dei terreni “il consumo di territorio sta per essere agevolato anche da parte della Provincia di Ferrara che, all’interno dell’ennesima variante al Ptcp adottata in una delle ultime sedute del consiglio provinciale con Delibera n.32 del 29 Maggio 2014, ha introdotto, attraverso una variazione della cartografia, la rimozione delle tutele dettate dall’art.19 del Ptcp “zone di alto interesse paesaggistico ambientale”: è così che si ha intenzione di promuovere il Parco del Delta del Po e il territorio come patrimonio Unesco”?

Un disegno politico, ribadiscono gli ambientalisti comacchiesi che “si basa sull’assunto, peraltro non dimostrato e per noi falso, che per lo sviluppo del turismo e dell’economia sia inevitabile consumare territorio”. “”Noi pensiamo invece – concludono – che i progetti di impresa che vogliano ristrutturare quanto già costruito, utilizzare aree già urbanizzate o abbandonate, aumentare servizi e posti letto in strutture esistenti, valorizzare il grande patrimonio edilizio che giace inutilizzato nel centro storico di Comacchio, sarebbero più che sufficienti. Basti già vedere come i posti letto attuali, quelli delle nostre cosiddette “eccellenze” e quelli delle altre strutture ricettive, non siano utilizzati a pieno durante tutto l’anno e nemmeno durante tutta la stagione di apertura, per rendersi conto che i fattori principali e le leve su cui intervenire per migliorare l’economia turistica locale sono altri. Con gli impegni elettorali e con gli indirizzi per la redazione del Psc approvati, il Movimento 5 Stelle affermava di voler fermare il consumo di suolo, in modo particolare sulla costa. Nei fatti si sta facendo il contrario”.

A stretto giro arriva la replica del sindaco di Comacchio Marco Fabbri, che sulle affermazione di Legambiente ha voluto fare immediatamente chiarezza su alcuni punti. “Rispetto al modus operandi contestato – dichiara il sindaco -, l’Amministrazione Comunale non chiude per ferie di ferragosto, soprattutto in ragione del fatto che una realtà a vocazione turistica come questa deve continuare a lavorare, soprattutto in questa stagione, per poter guadagnare terreno in tempi di crisi ancora generalizzata”. Non si è dunque trattato di un blitz di ferragosto, “come Legambiente lascia intendere, ma le azioni oggetto di accesa contestazione sono invece frutto di lunghi confronti, seguiti da diverse commissioni consiliari sul tema della rigenerazione turistico ambientale della costa”. Il percorso istituzionale, come precisa Fabbri, è durato diversi mesi, “come ribadito al presidente locale e a quello regionale di Legambiente, che hanno rifiutato di dare un contributo costruttivo alla discussione e di entrare nel merito dei progetti”.

A loro Fabbri rinnova la disponibilità in tal senso “anche se ormai il tempo stringe in un territorio soffocato dalla crisi, ricordando che quel lungo percorso istituzionale è sfociato nell’approvazione del Piano di stazione del centro storico di Comacchio”. “Legambiente nazionale – prosegue il primo cittadino – ha promosso un ricorso contro il citato Piano e quindi avverso Regione, Provincia, Parco e Comune, impugnando proprio la parte relativa alle strutture ricettive all’aria aperta, avviando una vera e propria task force contro di loro. Il 30 luglio scorso il Tar della Regione Emilia Romagna ha ritenuto di non dover concedere la sospensiva, segno che non vi fossero i presupposti per sospendere il Piano di stazione del centro storico, tuttora vigente”.

Il sindaco Fabbri entra poi nel merito delle critiche di Legambiente Parco del Delta del Po, sottolineando che l’amministrazione sta “lavorando a pieno ritmo, portando avanti con determinazione uno dei punti del programma elettorale, con la ferma volontà di arrestare il consumo del territorio, al quale abbiamo purtroppo assistito negli ultimi decenni”. “Si è impressa semmai – replica Fabbri – una accelerata al processo virtuoso di riconversione e riqualificazione delle seconde case con la realizzazione di residenze turistico-alberghiere, secondo la concezione dell’albergo diffuso. Rispetto alle contestazioni mosse da Legambiente, consistente di fatto in una guerra contro i campeggi, manifesto tutto il mio disappunto, dato che le strutture ricettive all’aria aperta sono la principale fetta dell’industria turistica locale, il vero primo motore per lo sviluppo del territorio, se consideriamo la grave crisi in cui versa da tempo il settore della pesca. Garantire prospettive di crescita e di ampliamento ai campeggi resta una delle nostre priorità, dato che quelli di nuova generazione sono concepiti con metodi assolutamente eco-sostenibili, nel pieno rispetto dell’ambiente”.

Sulla questione del Tar arriva anche la risposta della presidente della Provincia, Marcella Zappaterra, che ricorda a Legambiente che il Tar di Bologna si è pronunciato rigettando la richiesta di sospensiva presentata da Legambiente nazionale sulla parte del Piano di stazione Centro storico del Comune di Comacchio che riguarda la regolamentazione di eventuali insediamenti di attività turistiche nella zona di Porto Garibaldi. Legambiente nazionale si era rivolta al Tribunale amministrativo regionale, per chiedere in sostanza la cancellazione delle regole che il Piano prevede siano rispettate da chiunque volesse avviare attività imprenditoriali nel settore turistico, nella specifica area del litorale comacchiese. Il motivo della contestazione è che, secondo Legambiente, quelle stesse regole fissate dalla Provincia sarebbero in contrasto con la tutela paesaggistica del luogo. Il Tar, invece, non ravvisando alcun pericolo per il contesto naturalistico ed ambientale ha quindi respinto la richiesta avanzata. “Anche in sede giudiziaria – è il commento della Zappaterra –  è stato dato atto alla Provincia di Ferrara non solo di avere lavorato pienamente nel solco della legge, ma di avere anche stabilito regole precise che vanno esattamente nella tutela del nostro patrimonio paesaggistico, consapevoli di operare in un’area riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’umanità”.

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