Eventi e cultura
9 Agosto 2014
È stato un tuffo nel grandioso passato di Ferrara e del suo territorio l’ultimo appuntamento della rassegna ‘Autori a Corte’

I “Cento peccati” dell’Abbazia di Pomposa

di Redazione | 3 min

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unnamed (6)di Marcello Celeghini

Storie accadute veramente o che avrebbero potuto accadere? Su questo interrogativo si sviluppata l’altra sera la presentazione, in occasione dell’ultimo appuntamento della rassegna Autori a Corte, de “L’abbazia dei cento peccati”, il nuovo libro di Marcello Simoni, rivelazione letteraria ferrarese degli ultimi anni. Nella prima parte della serata altri due autori hanno avuto modo di presentare i loro lavori: si tratta di Luigi Bosi con “Al tempo dei lupi” e Franco Mari con “Marrano”, entrambi editi da Este Edition. Tutti questi romanzi hanno un unico filo conduttore: la città di Ferrara e la sua storia millenaria.

“Al tempo dei lupi” rispolvera una vicenda di storia ferrarese assai poco conosciuta. Siamo nella seconda metà del Cinquecento, negli anni in cui il duca di Ferrara era Alfonso II d’Este. L’ultimo duca è un sognatore e ha grandi progetti per il suo ducato. Il più grande progetto è quello di edificare una ‘nuova Ferrara’ alle foci del Po, un po’ come i Medici avevano fatto nel fondare Livorno. Alfonso è un amante dei lupi e per vezzo ne fa procreare a dismisura nelle campagne del basso ferrarese, proprio attorno a dove sta cercando di costruire la nuova città.

Tra vicende grottesche e tragiche gli abitanti del luogo si troveranno a che fare con il dilagare dei lupi e con le smanie di grandezza del Principe, tutto mentre si sviluppa l’amore passionale della passatrice Silviana e del cacciatore Manlio. “Marrano” è invece ambientato a metà Ottocento, precisamente nel 1848, ed ha come teatro della vicenda il ghetto di Ferrara. Un ricco commerciante ebreo, tale Ezechiel Vita, diviene il bersaglio di ripetute vessazioni da parte del legato pontificio, il conte Filippo Folicaldi, che allora aveva per conto del Pontefice il dominio su Ferrara. Il dipanarsi delle peripezie che riguardano il personaggio avranno inevitabilmente da sfondo quelle della tensione che si respirava durante i moti risorgimentali.

unnamed (7)Il nuovo romanzo di Marcello Simoni, già vincitore del 60° Premio Bancarella con “Il mercante dei libri maledetti”, ruota tutt’attorno ad una misteriosa reliquia, il Lapis exili. “L’abbazia dei cento peccati”, edito da Newton Compton, è un romanzo, ambientato nel XIV secolo, che ha portato l’autore ad immergersi nella storia della sua terra; la vicenda, con la sola eccezione di Parigi, si dipana tra la città di Ferrara e l’Abbazia di Pomposa. Misteri ed intrighi accomunano i destini di un monaco, un abate, un giovane talentuoso pittore e un cavaliere a quali fa da sfondo il complesso panorama politico del Trecento; dalla cattività avignonese del pontefice al sorgere della Guerra dei Cent’Anni e alla difficile situazione politica locale con gli Estensi intenti a solidificare il loro giovane stato.

“Il XIV secolo è un momento storico straordinario- commenta Marcello Simoni- in quel secolo che noi immaginiamo così buio per via della peste, in realtà vengono poste le basi dell’età moderna. Il medioevo viene spesso dipinto come un’epoca oscura e buia, ma in realtà è un periodo ricchissimo di sfaccettature. È un’epoca di luce, basta pensare alle grandi vetrate delle cattedrali gotiche o al simbolismo medievale. Per ambientare un romanzo nella mia città- racconta l’autore- è stata necessaria una profonda disamina delle fonti storiche perché la Ferrara del XIV era molto diversa dall’attuale. Pomposa invece ancora oggi è il Medioevo, nel senso che dentro quelle antiche mura sono racchiuse le essenze di quell’epoca: pensiamo all’arte, piuttosto che alla musica, alla scomparsa biblioteca o alla presenza benedettina”.

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