Attualità
31 Luglio 2014

Antisionista. Come un ebreo

di Redazione | 3 min

Soffermarsi sulla descrizione della carneficina di stampo nazi-sionista in corso nel lager di Gaza sarebbe piuttosto inutile e monotono, un copione criminale che si ripete dalla fine degli anni 30′.

“Fra i fenomeni più preoccupanti dei nostri tempi emerge quello relativo alla fondazione, nel nuovo stato di Israele, del Partito della Libertà (Tnuat Haherut), un partito politico che nella organizzazione, nei metodi, nella filosofia politica e nell’azione sociale appare strettamente affine ai partiti Nazista e Fascista… All’interno della comunità ebraica hanno predicato un misto di ultranazionalismo, misticismo religioso e superiorità razziale…”. Basterebbero queste parole per descrivere settant’anni di soprusi, massacri e pulizia etnica. Parole rimaste inascoltate, ignorate e censurate.

Parole estrapolate da una lettera del 1948, pubblicata sul New York Times, firmata nientemeno che da una trentina di intellettuali ebrei tra cui un certo Albert Einstein…

In realtà le comunità ebraiche, quelle vere, non hanno mai smesso di denunciare e mostrare tutto il loro dissenso nei confronti dello stragismo incessante da parte del regime sionista, ribadendo l’infondatezza teologica della “terra promessa”. Così come non di rado ricordano al mondo, con una certa nostalgia, i tempi di in cui ebrei,musulmani e cristiani vivevano in assoluta fraternità nella Palestina.

Oltre a donne, bambini, cooperanti, medici, sono pure loro vittime brutalmente censurate, ignorate ed intenzionalmente sottostimate.

Vittime di tutti i sordo-muti servi delle potenze mondiali e sostenitori patetici dello strumentale vittimismo storico israeliano.

Quello nei loro confronti è il vero volto dell’antisemitismo.

Il principale movimento ebraico globale anti-israeliano è sicuramente il Naturei Karta che solo nelle ultime settimane ha portato nelle piazze di New York e Londra decine di migliaia di manifestanti, sventolando con orgoglio bandiere palestinesi e prendendo le loro distanze da chi strumentalizza l’ebraismo.

Ma il Naturei Karta è presente ed attivo anche all’interno della Palestina occupata, portando avanti una disobbedienza pacifica nei confronti del governo di Tel Aviv, rifiutando la partecipazione alla vita politica e la prestazione del servizio militare. Ma non solo, rifiutano pure ogni risoluzione del conflitto che porti alla creazione di due stati, ritenendo la Palestina terra che spetta di diritto esclusivamente ai palestinesi.

Sempre all’interno di Israele altre organizzazioni di ebrei ortodossi anti-sionisiti portano avanti le loro lotte, come gli Haredim, con tanto di rappresentanti in parlamento.

Terribilmente banale sottolineare come antisionismo e antisemitismo non siano sinonimi. Ma è altrettanto vero che nella realtà è molto complicato districarsi dalle imposizioni del pensiero unico (dominante). Allinearsi all’ideologia del più forte diventa una strada obbligata per scongiurare l’esclusione sociale ed intellettuale.

Pensiero dominante che non di rado ci impone vere e proprie trappole linguistiche, il più delle volte vuote di significato. Antisemitismo, ovvero essere contro i semiti, non ha nulla a che fare con l’anti-ebraismo come vuole l’immaginario comune.

Con semiti si intende un gruppo linguistico e non religioso. Sono appunto semiti tutti i popoli che parlano ebraico, siriano, arabo, aramaico.

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