Economia e Lavoro
24 Luglio 2014
Servono dati economici per valutare gli effetti dei sacrifici. Anche la Fondazione chiede di aprire i libri contabili

Carife, “ultimatum” dei sindacati ai commissari

di Mauro Alvoni | 3 min

carifeMancano i dati economici relativi all’impatto dell’accordo tra Carife e sindacati sugli esuberi, per capire quanto le misure assunte (part time, ore di solidarietà, etc.) abbiano inciso. Così i rappresentanti dei lavoratori hanno dato una sorta di “ultimatum” ai commissari la cui scadenza è il 30 luglio. Dopo quella data, se non verrà fornito quanto richiesto, Dircredito, Fiba Cisl e Ugl Credito renderanno pubbliche le proprie determinazioni e le azioni conseguenti.

Le cifre fornite dai commissari straordinari nell’incontro di mercoledì scorso, infatti, erano semplicemente di relative alla quantità di part time, ore di solidarietà e altre misure richieste o attivate. Nessun dato economico da parte di Giovanni Capitanio e Antonio Blandini, che in base al Testo Unico Bancario non dovrebbero rendere pubblici i dati di bilancio fino al termine del loro mandato. I sindacati, dopo aver ricevuto un documento con scarni dati, si sono riservati di verificare e approfondire. Dalla verifica però è emerso che le informazioni mancanti impediscono qualsiasi tipo di valutazione.

“Per dare un esempio  del livello di informazioni mancanti – spiegano le tre sigle sindacali in una nota – non c’è il risparmio derivante dai mancati stipendi dei colleghi esodati o fuoriusciti, così come manca l’indicazione sui costi complessivi del personale e molto altro. In sostanza, riteniamo di non essere in grado di verificare l’efficacia economica dell’accordo il che, anche in vista del rinnovo del Contratto integrativo aziendale (che ricordiamo scadrà al termine del 2014) pone il sindacato in condizione di estrema difficoltà”.

“Già durante l’incontro di ieri – aggiungono – abbiamo evidenziato ai Commissari la necessità di disporre delle informazioni richieste e non fornite, sulle quali essi si sono riservati una  riflessione nell’ottica di esaudire, per quanto possibile, le nostre richieste. Per correttezza vogliamo evidenziare che il rifiuto alla fornitura dei dati deriva dall’interpretazione (a nostro avviso eccessivamente prudenziale) che i Commissari danno al Testo Unico Bancario in merito alla redazione del bilancio a fine commissariamento: secondo loro questa norma impedisce la fornitura di qualsiasi informazione inerente, mentre noi riteniamo che la comunicazione di dati gestionali (cioè procedurali e non verificati, ancorché ottenuti mediante processi uguali a quelli previsti in amministrazione ordinaria) non sia in contrasto con le norme del Tub, e questo non solo perché chiediamo informazioni in date ove non c’è chiusura di bilancio, ma soprattutto perché è evidente che dal singolo dato gestionale sui costi del personale non è possibile desumere l’andamento aziendale, su cui è comprensibile la riservatezza”.

La stessa richiesta arriva anche dall’organo di indirizzo della Fondazione Carife, che ieri si è riunito per esaminare gli sviluppi della situazione della banca alla luce dell’offerta che la Banca popolare di Vicenza sta per mettere sul piatto. Anche in questo caso, come sottolineato più volte durante l’incontro, la non conoscenza dello stato patrimoniale attuale di Carife non permette alcun tipo di valutazione sulla congruità o meno della futura offerta di Popvicenza. L’auspicio dell’organo di indirizzo è, dunque, che vengano aperti i libri contabili, ma anche che possano aggiungersi altre manifestazioni di interesse oltre a quella della Popolare di Vicenza, per evitare brutte sorprese.

Offerte ulteriori che non dovrebbero mancare invece nel caso di Commercio e Finanza, la società di leasing del gruppo,come riferito mercoledì dai commissari. A breve, infatti, dovrebbe giungere un’offerta vincolante dalla Bank of Scotland ma, qualora la trattativa in corso non dovesse andare a buon fine, ci sono altre due compagini pronte a trattare, anche se ciò inevitabilmente allungherebbe i tempi di cessione. “Qualora invece l’operazione in corso andasse a buon fine – spiegano i sindacati – circa una trentina di colleghi di Commercio e Finanza verrebbe a rinforzare la rete commerciale a Ferrara, Bologna e Padova”.

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