Politica
19 Luglio 2014
Il sindaco sull’Università: “Quattro in regione sono troppe”

Carife, contatto tra Popolare di Vicenza e Tagliani

di Redazione | 3 min

tandinDall’Università alla Carife, dalla cultura alle elezioni regionali: è stato un Tiziano Tagliani a tutto campo quello intervistato per un’oretta alla Festa de l’Unità di Barco, un Tagliani che nell’affrontare questi temi non ha mancato di prendere posizioni chiare e destinate a far discutere. Più di tutte, probabilmente, quella sul nostro ateneo: “in Emilia Romagna quattro Università non ci stanno, non sono il rettore e quindi non ho paura a dirlo” ha scandito.

Il discorso è ovviamente più articolato. “Avere così vicino una delle più grandi Università italiane – ovviamente Bologna, ndr – ci pone in un confronto diretto, specialmente per quanto riguarda Medicina: questo ce l’abbiamo chiaro. In Italia ci sono più atenei che negli Stati Uniti, e poi nelle classifiche mondiali la prima italiana è al 200° posto. Siccome è proprio Bologna, avremmo paura di farci cannibalizzare da quella? Del resto oramai la competizione fra atenei è globale, già la generazione dei nostri figli studia a Pisa o a Milano”.

L’altra importante notizia dispensata alla cinquantina circa di presenti ha riguardato il futuro di Carife: l’unico possibile acquirente (Popolare di Vicenza) si è fatto vivo, con una telefonata del direttore generale Samuele Sorato al primo cittadino. Il quale, però, spererebbe che di offerte ve ne fossero anche altre. “Se l’offerta di Vicenza avesse possibilità di realizzarsi non vedrei ragione per rifiutarla per quanto, se fossi io il commissario della Cassa, avrei piacere di riceverne anche altre, di offerte. Spero Bankitalia faccia il possibile perché ciò avvenga”. Resta il fatto che il commissariamento dello scorso anno, deciso proprio dalla Banca d’Italia, lascia tuttora perplesso anche lui: “le ragioni erano perlomeno precedenti all’aumento di capitale autorizzato dalla stessa Bankitalia nel 2011, forse non erano pienamente giustificate dal punto di vista patrimoniale: possono essere un frutto di perplessità sull’operato della Carife”.

Un classico della giunta (caro in particolare al vice Massimo Maisto) è la critica all’imprenditoria nostrana che non investe in cultura, lasciando al pubblico l’intero onere. Ieri sera al Barco Tagliani ha comunque avuto occasione di tornare sul tema: “in altre città la cultura produce economia perché intervengono maggiormente i privati, se fa tutto l’ente pubblico la capacità di ribaltare reddito non c’è. Ma chi è che, a Ferrara, domani troverebbe due milioni di euro per la mostra sui 500 anni dell’Orlando? Chi è quell’imprenditore che li rischierebbe? Se il pubblico dismettesse il suo ruolo non ci sarebbe alcun privato: ricordiamo che nel consiglio d’amministrazione di Ferrara Arte c’è un posto vuoto, in cui non si prende nulla, che abbiamo più volte offerto ai privati. Nessuno vuole occuparlo”. Parlare di cultura gli ha fornito l’occasione per parlare di Castello, che a breve dovrebbe diventare di proprietà comunale. Che farne? “Su questo è giusto aprire un confronto con la città – è rimasto sul vago Tagliani –, anche se secondo me li dentro ci va della roba: potremmo metterci i quadri della Pinacoteca” ha ipotizzato. A breve dovrebbero comunque essere esposti lì i Boldini e i De Pisis che erano visibili al Massari, inagibile.

Non è mancata infine la sua benedizione agli amministratori estensi che volessero fare i consiglieri o gli assessori a Bologna. “Io l’esperienza regionale l’ho fatta – ha premesso – e, al di là della soddisfazione economica, non dà la soddisfazione di fare il sindaco. I miei assessori hanno comunque ricevuto un mandato da me, non dagli elettori: sono il primo a dire che ho bisogno di andare all’arrembaggio di quelle istituzioni. Chi se ne andrà lascerà un vuoto, ma i ferraresi che crescono ci danno un aiuto”.

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