Comacchio
3 Luglio 2014
Accusato di spaccio e di avere contatti con una rete malavitosa, coinvolto anche il figlio di ex boss della Mala del Brenta

Cocaina ed esplosivo, arrestato comacchiese

di Redazione | 2 min

guardia finanza 1Comacchio. Un comacchiese di 29 anni – Alberto Piccoli – è stato arrestato dalla guardia di finanza di Venezia su disposizione del gip del capoluogo veneto nell’ambito di un’operazione che ha portato all’arresto di altre due persone, fra le quali anche Sandro Biasioli, figlio di un noto boss della Mala del Brenta.

Durante l’indagine le fiamme gialle hanno sequestrato mezzo chilo di cocaina e dell’esplosivo del tipo Pentrite che viene spesso utilizzato per far esplodere i bancomat, trovato nascosto sottoterra in un campo. Per Piccoli l’accusa è quella di essere stato uno dei clienti della rete malavitosa dalla quale acquistava a cadenza quindicinale o mensile dosi di cocaina da rivendere poi al dettaglio.

Secondo gli inquirenti ognuno dei tre arrestati (due sono in carcere mentre per Piccoli è stato disposto l’obbligo di dimora) aveva un ruolo ben preciso: Biasioli reperiva quantità elevatissime di cocaina, l’altro arrestato, Nicola Venturini (soprannoninato “Tamburo”), considerato il braccio destro di Biasioli, si occupava della distribuzione dopo aver tagliato e confezionato le dosi,  mentre Piccoli si occupava periodicamente della vendita al minuto.

L’indagine è nata dall’arresto per droga di un altro cittadino italiano che avrebbe iniziato a collaborare con gli inquirenti svelando la presenza e composizione della rete dedita allo spaccio di cocaina. Il finanzieri del Gico hanno proceduto così all’analisi dello stato patrimoniale dello stesso Biasioli, socio di una catena di pizzerie, e di Venturini, dalla quale sono spuntate incongruenze tra tenore di vita e quanto poteva guadagnare, soprattutto a fronte di diversi mutui aperti per acquistare immobili, oggetti e auto di lusso, ottenendo così dal giudice il sequestro preventivo di beni finalizzato alla confisca per sproporzione prevista dalla normativa antimafia  per un valore complessivo di un milione e duecentomila euro.

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