In periodo di Mondiali e più in generale di calcio sovraesposto mediaticamente, dov’è finito il calcio di una volta? Quello dei Carosio che conia il suo “quasi gol” con pacatezza e competenza, dei Ciotti e Ameri che si litigano la linea costringendo Bortoluzzi a intervenire come una maestra d’asilo, delle cravatte di Cesare Castellotti, del riportino di Franco Strippoli e di tutte le altre maschere di quella commedia dell’arte che erano gli inviati di 90° Minuto? Perduto per sempre, la risposta.
E quindi non resta che tentare di raccontarlo, di fissarlo per evitare che scivoli nel crepaccio della memoria. Questo è il movente che ha spinto lo scrittore piacentino Nando Mainardi (già autore della biografia Enzo Jannacci, il genio del contropiede) a scrivere il memoir Ossessione calcio – Storie di football e nostalgie, fresco di stampa, edito dalla casa editrice di Arezzo Zona e presentato il 2 luglio al Tiffany di Ferrara nell’ambito delle iniziative culturali organizzate dalla lista L’altra Europa con Tsipras, che come promesso non ha alcuna intenzione di sparire dal territorio dopo la campagna elettorale di maggio.
In un dialogo con lo scrittore e blogger (e non a caso calciatore) Matteo Pedrini (noto ai più come Pedrini Cantastorie), Mainardi ha parlato della sua ultima fatica nata dall’esigenza di dare un lustro letterario al calcio, andato inaridendosi sempre più nel’ultimo ventennio. Inevitabile allora attingere dal passato per portare alla ribalta quelli che Osvaldo Soriano (apice mondiale della letteratura calcistica) chiamava “gli eroi imperfetti”. E tra una lettura tratta dal libro e una domanda di Pedrini, Mainardi ha raccontato la seconda vita del mediano Giovanni Lodetti (il gregario di Gianni Rivera) e la favola di Garrincha, leggendaria ala destra del Brasile. Le “storie dietro”, quelle umane prima che agonistiche, con al centro sempre protagonisti inaspettati. Si è poi affrontato il legame tra calcio e politica citando tre personaggi (il tedesco Sparwasser, lo zairese Mwepu e l’argentino Kempes) a loro modo protagonisti di episodi storici. E poi il calcio più autentico, quello giocato ai giardinetti o per strada tra un elogio del ginocchio sbucciato e un amico che proprio non vuole passarla mai. Una bella chiacchierata, più istruttiva che nostalgica, a promuovere un libro adatto a quelli che hanno ancora un’idea romantica del calcio, che riescono a vedere la bellezza nascosta dietro un semplice “rincorrere un pallone” e che poi lo usano come metafora per spiegare le cose davvero serie. L’evento si è poi concluso con una avvincente sfida ai rigori tra Mainardi (al tiro) e Pedrini (in porta, allestita per l’occasione) vinta da quest’ultimo con tre rigori parati su cinque.