Ha un ruolo minore, ma la procura di Venezia lo collega ugualmente alla maxi inchiesta sulle tangenti per il Mose che ha portato in carcere 35 persone. Tra queste c’è infatti il ferrarese Gino Chiarini, 57 anni, imprenditore vicino all’Impresa Mantovani e al Consorzio Nuova Venezia.
A lui i magistrati contestano millantato credito per avere fatto credere (assieme ad altri coindagati (Luigi Dal Borgo, Mirco Voltazza, Alessandro Cicero, Vincenzo Manganaro) di avere un ascendente su un pm che indagava intorno alla Mantovani di Piergiorgio Baita e al Consorzio che stava costruendo il Mose, tanto da convincerlo ad ammorbidire le proprie posizioni in merito alle aziende. Per questa finta intermediazione venne ricompensato con somme tra 50 e 200 mila euro.
A Chiarini è contestato anche il favoreggiamento per aver aiutato un latitante, Mirco Voltazza, coindagato nel millantato credito, consigliandogli di espatriare una volta venuto a conoscenza di un ordine di cattura nei suoi confronti. Durante la latitanza, prima in Croazia e poi in Bosnia, Chiarini gli avrebbe fatto visita più volte, per tenerlo aggiornato sugli sviluppi dell’inchiesta sulla Impresa Mantovani.
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