Lettere al Direttore
6 Giugno 2014

“Barbarie mediatica” per il prete condannato per violenza sessuale

di Redazione | 2 min

Rispetto a questo passaggio dell’articolo:

“Ciò che il tribunale sembra aver appurato è però l’oggetto del primo processo, riguardante l’episodio di pedofilia. A supportare la tesi della accusa non erano solo le testimonianze di alcuni ospiti della festa di compleanno, ma anche una fotografia che ritraeva il prete tra gli invitati e il tabulato delle celle telefoniche agganciate quel giorno dal telefono del ‘don’: tutti elementi che smentiscono del tutto o in parte la tesi difensiva, secondo cui l’imputato non poteva essere presente per commettere il reato poichè impegnato in funzioni religiose in altri paesi della provincia.”

Chiedo di poter replicare per fornire un contributo di chiarezza sulla vicenda, per vedere di arginare questa vera e propria barbarie mediatica:

Sono state prodotte due fotografie della festa, una delle quali ritrae il prete seduto a tavola assieme ad altri partecipanti. Questa circostanza non è stata mai negata. Il problema è legato all’orario di arrivo del prete e alla conseguente credibilità dei testi (uno di costoro afferma addirittura che sarebbe stato presente fin dalle 15,30-16,00) e del padre che dice che sono state scattate alle 17, mentre ho dimostrato con consulenza tecnica ammessa dal giudice che sono state scattate sicuramente dopo le 19,15. Il prete ha sempre detto di essere arrivato attorno alle 19,00, dopo un funerale e una messa, il che è confermato dalle indagini difensive svolte. Lui dichiara di avere anche giocato col bambino, di averlo aiutato a recuperare un pallone caduto oltre la rete. L’episodio della asserita molestia nel garage, che viene da controparte collocato ben prima delle 19, è stato narrato ad un magistrato la prima volta a fine marzo 2013, dopo quasi un anno dal compleanno (maggio 2012). Le celle telefoniche agganciate al sacerdote confermano esattamente il racconto del prete circa i suoi spostamenti fino alle 16,20. Dopo non ci sono più dati. Quindi le celle riscontrano esattamente il racconto del prete, fino a quell’ora. Completamente falso e fuorviante affermare che foto e celle smentiscono il prete. Ci sono testimonianze che confermano che lui ha tenuto messa a Porotto fino attorno alle 18. E’ evidente che l’obiettivo è ridurre il prete in condizioni di impotenza e annientarlo moralmente attraverso una persistente opera di delegittimazione, cosa che il padre del bimbo ha sempre minacciato di fare e ha puntualmente realizzato e di questo verrà processato per estorsione e calunnia.

Questa è pura barbarie mediatica, sapientemente orientata.

Avvocato Claudio Maruzzi, difensore del sacerdote

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