Lettere al Direttore
1 Giugno 2014

Il vescovo ai giovani

di Redazione | 3 min

A tutti i giovani che hanno partecipato all’evento di cultura e di spiritualità “La Soglia”, di mercoledì scorso 28 maggio

Vi ringrazio dal profondo del cuore per la vostra partecipazione così viva e appassionata a momenti che sono stati per me di grande testimonianza e di grande insegnamento.

Testimonianza che i giovani si aprono alle proposte vere, che vanno al cuore delle loro esigenze e, se provocati in modo adeguato, sanno intraprendere il grande e straordinario cammino verso la fede e l’appartenenza ecclesiale. I nostri carissimi amici di Padova, dell’associazione “Domus familiare di Padre Daniele”, ci hanno condotto davvero, in maniera sapiente ed intensa, almeno fino alla “soglia” da cui alcuni hanno pregato per essere introdotti nel mistero, altri hanno ringraziato perché questa soglia gli era già stata aperta da Cristo, che è diventato per loro una presenza costante nella vita di ogni giorno. Questa è la nostra risposta alla meschinità e alla bruttezza della vita, che troppo spesso anche i giovani sono costretti a subire in questa società senza slanci e senza aperture, senza capacità di sacrificio, senza gioia autentica.

Noi non contestiamo la “movida” per ragioni ideologiche, ma poniamo di fronte ad essa l’esperienza cristiana, che è umana, bella e vera. E viviamo questa bellezza, e questa verità, con il desiderio di comunicarla a tutti perché, se vogliono, possa diventare anche l’esperienza della loro vita. Noi non sogniamo, e meno che mai il vostro arcivescovo, una cristianità che rinnovi forme e modi del passato, ma sogniamo una società in cui a ciascuno sia possibile vivere la propria identità, e dare il proprio contributo, in un clima di dialogo e di rispetto reciproco; una società nella quale la libertà dell’uomo e la sua capacità di conoscenza e di amore possano essere ospitate, custodite ed educate.

L’alternativa a questa nostra esperienza non possono essere le grida inconsulte o una espressione irrazionale dei propri istinti vissuti ed esternati senza un minimo di rispetto e, per usare una espressione antica e bellissima, senza un minimo di pudore. Noi non siamo contro nessuno, e vorremmo potere vivere in una società dove a ciascuno sia consentito di essere fino in fondo se stesso, e non venga proposto, o meglio imposto, un pensiero unico e un’etica dominante in modo tale che chi non segue i dettami di tale ideologia si debba sentire come un intruso.

La società deve essere un luogo in cui tutti devono potersi sentire a casa propria, specialmente coloro che hanno una esperienza vera di vita e desiderano parteciparla agli uomini con cui vivono.

Grazie dunque amici, fratelli, figli e figlie, per questa intensa partecipazione.

Sarà un cammino lungo crescere nella certezza della vita buona del Vangelo, e sarà anche faticoso, ma noi la fatica l’affronteremo insieme, ciascuno portando il suo contributo, e siamo certi che alla fine giungeremo al compimento pieno delle nostre attese umane.

Questa iniziativa era stata pensata e patrocinata in accordo con la Pastorale giovanile, alla quale va la mia più specifica gratitudine per ciò che è avvenuto l’altra sera. Provo un velo di tristezza per aver visto che non tutte le realtà associative che si riferiscono a tale pastorale hanno risposto come si auspicava che potessero rispondere. Anche qui ci sarà da fare un lungo cammino per vivere in riferimento all’unità della Diocesi, in modo certamente sacrificato in qualche caso, magari rinunciando per una serata ai propri legittimi progetti, ma certamente acquisendo l’esperienza gratificante che seguire il Vescovo nell’unità della Diocesi rende più consapevoli anche della propria specifica esperienza, nella quale e per la quale si vive la Chiesa.

Vi benedico tutti di cuore e affido la vostra estate di giovani alla protezione della Beata Vergine delle Grazie perché non sia tempo perduto, ma tempo utile per l’incremento della vostra fede, della vostra intelligenza cristiana, della vostra carità, della vostra capacità di incontrare gli uomini che vi vivono accanto.

Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa

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