Cronaca
10 Maggio 2014
L'ex direttore lavori ammette "responsabilità morali" ma rivendica il braccio di ferro col Consorzio per le spese

Intercettazioni su Cona. Errani: ‘Con che faccia ci ripresentiamo a Ferrara?’

di Ruggero Veronese | 5 min

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unnamed (2)La costruzione dell’ospedale di Cona fu un “esasperante braccio di ferro” tra azienda ospedaliera e imprese del Consorzio Cona, costernata da “numerosi errori” che richiesero “opere riparatorie” e “ritardi nella consegna”. Tanto che anche il presidente della Regione, preoccupato per l’escalation dei costi e per le possibile ripercussioni politiche dell’appalto, pretese di non cedere alle richieste del Consorzio: “Con che faccia ci ripresenteremo a Ferrara?”, sono le parole di Vasco Errani  che gli imputati si riferiscono nelle intercettazioni telefoniche.

Ma questo, secondo l’ex direttore dei lavori Carlo Melchiorri, non basta ad avvalorare le accuse della procura: “Si è sempre trattato di errori costruttivi da parte dell’azienda, perché il progetto esecutivo non presentava mancanze, anche se sarebbe stato meglio se l’avesse curato l’azienda ospedaliera. Ma il Sant’Anna non ha mai pagato un euro in più di quanto dovuto”. È questo il principale concetto ripetuto da Melchiorri durante le oltre sette ore di esame al banco degli imputati. L’ex direttore dei lavori non si sottrae alle domande della pm Patrizia Castaldini, che cita a più riprese le intercettazioni che lo vedono discutere dei numerosi problemi del cantiere, e parte anche al contrattacco mettendo in dubbio le conclusioni di Vincenzo Marinelli, il consulente della procura che rilevò la difformità del cemento utilizzato nell’opera da quello previsto nel capitolato.

“Una performance processuale di alto livello – commenterà il suo avvocato Lorenzo Valgimigli al termine dell’esame -: è difficilissimo trovare un direttore dei lavori che conosca questa mole di dettagli. Non avevo mai visto una tale dedizione al lavoro”. Melchiorri per tutta la durata dell’esame resta fermo sulla propria posizione: ogni errore fu commesso solo in fase di costruzione. Un dettaglio tutt’altro che secondario, nel maxi processo che vede alla sbarra 12 persone tra i responsabili legali e amministrativi di aziende ed enti coinvolti nell’appalto. Perchè se ci fossero state carenze già nel progetto esecutivo – come sostiene la procura -, tutte le successive perizie di variante sarebbero da considerare irregolari, visto che per costruire opere a parte è necessario indire nuove gare di appalto pubbliche.

È su questo campo che si gioca il lungo confronto tra Melchiorri e la pm Castaldini, che tocca tutti i ‘difetti’ e le ‘difformità’ presenti e documentate nel nuovo ospedale: dallo spessore dei solai alle infiltrazioni di acqua nei seminterrati, fino ad arrivare alla qualità e alle caratteristiche di calce e cemento. Difetti che, oltre alle relazioni dei consulenti, vengono ‘involontariamente’ descritte dallo stesso Melchiorri nelle conversazioni telefoniche intercettate dai carabinieri. “Abbiamo tutto il cartongesso ammuffito – si sfoga Melchiorri col geometra bolognese Paolo Chinca, nell’ottobre 2009 -, ma il problema è che questo ospedale è un prodotto pessimo: stiamo mettendo pezze ovunque ma ne servono migliaia. È drammatico, non ci potrà mai andare dentro la gente, entra acqua da tutte le parti”. “Malvezzi non è stato in grado di gestire la commessa – prosegue poco dopo l’ex direttore dei lavori -. Hai visto i puntellamenti che hanno fatto dappertutto? Lo sai che se non si puntellava il bagno sarebbe venuto giù tutto? La sai la storia dei massetti dei solai? (più sottili rispetto a quanto previsto dal capitolato, ndr)”. È durante questa conversazione che Melchiorri parla di “errori progettuali mostruosi“, anche se nel corso dell’esame in tribunale smentirà l’affermazione: “Sono stati fatti errori costruttivi – afferma l’imputato -. Intendevo errori costruttivi, non progettuali“.

Errori che Melchiorri attribuisce sempre alle aziende del Consorzio Cona e che portarono al lungo braccio di ferro tra Consorzio Cona, incaricato di rimediare agli errori commessi, e Sant’Anna, che non voleva riconoscere ulteriori oneri alle aziende per questi lavori. L’imputato rivendica i risultati del proprio lavoro e di aver concesso al Consorzio Cona solo 3 milioni di euro sui 69 richiesti, ma è proprio riguardo a questa cifra che il pm cerca ulteriori chiarimenti citando un’intercettazione del luglio 2009 con l’ex responsabile amministrativo del Sant’Anna, Marino Pinelli. “Abbiamo dovuto ungere le ruote con tre milioni di euro – afferma Melchiorri al telefono -, altrimenti gli impianti ad alta tecnologia non sarebbero stati installati”. Un’affermazione che l’ex direttore dei lavori giustifica affermando che “mi riferivo agli oneri che le aziende chiedevano per il ritardo della quinta perizia di variante, che è stata fatta successivamente”.

Tra i punti contestati dalla pm vi è anche quello relativo alla qualità del cemento armato: Melchiorri conferma l’utilizzo del tipo Rck25 invece di Rck30 per la costruzione delle fondamenta, ma cita una norma che ne consentirebbe l’uso a condizione di un maggior spessore attorno alle sbarre. Ciò che la Castaldini contesta maggiormente sono però le procedure di controllo, condotte dalle stesse aziende fornitrici (in primo luogo la Calcestruzzi Spa) invece che dagli addetti all’appalto, facendo ‘maturare’ per 28 giorni i campioni in luoghi esterni al cantiere. Una pratica che Melchiorri non nega ma che – a suo avviso – non ha pregiudicato la qualità dei materiali, di cui lo stesso consulente Marinelli ha certificato la resistenza.

“Da quanto è emerso oggi – afferma l’avvocato Valgimigli al termine dell’udienza -, si può solo dire che Melchiorri ha lavorato per il bene del Sant’Anna, facendo rifare alle aziende migliaia di metri quadrati di muri e solai difettosi e facendo risparmiare milioni di euro all’azienda ospedaliera”. Nessuna responsabilità penale quindi, secondo la difesa, anche se è lo stesso Melchiorri a riconoscere “le nostre responsabilità morali per il ritardo della consegna”. Un punto su cui a quanto pare, da quanto emerge dalle intercettazioni, concordavano in molti ma che era meglio non toccare quando si riferiva la situazione ai vertici regionali, già abbastanza preoccupati per l’ammontare delle pretese da parte del consorzio. “Errani mi ha detto: con che faccia ci ripresentiamo a Ferrara?“, chiede l’ingegnere Fulvio Rossi a Melchiorri, che in una successiva telefonata riceverà precise indicazioni da Pinelli: “Errani si è inalberato quando gli ho detto che abbiamo una certa responsabilità per la situazione dei bagni. Mi ha detto: voi non dovete mai scomporvi, non dovete giustificare nulla, non dovete più introdurre variazioni“.

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