Cronaca
5 Maggio 2014
Madre naturale e compagno rinviati a giudizio per aver dichiarato alla nascita la paternità di due gemelli

Da nove anni chiede il diritto di essere padre

di Marco Zavagli | 3 min

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admin-ajax.phpSa che i figli sono suoi, ma non li può vedere. Da anni, ogni mattina, si reca davanti alla loro scuola per guardarli salire in macchina con un altro padre. E lui, il genitore naturale, non li può avvicinare. E loro, i piccoli, forse nemmeno sanno che esiste. È una storia che riveste i contorni dell’assurdo, quasi difficile da credere, quella che sta vivendo un ferrarese dall’ormai lontano 2005.

Lui ha avuto due gemelli. Ma nove mesi prima la madre, la donna con cui al tempo aveva intrecciato una relazione, non sapendo ancora di essere incinta l’aveva lasciato per tornare con il suo precedente ex, attuale compagno. Nove mesi dopo i due conviventi, all’epoca della nascita, dichiararono in sede di certificato di stato civile che i due bambini erano nati dalla loro unione.

E invece il padre naturale ha provato il contrario attraverso un test extragiudiziale di paternità. L’esame del dna gli ha già fatto vincere una causa in sede civile per il disconoscimento della paternità dichiarata nel 2005. Ora, dopo l’impugnazione della sentenza da parte della coppia, è pendente l’appello. Nel frattempo è da avviare la procedura per il riconoscimento della vera paternità.

IN ogni caso, forte della sentenza favorevole del giudice civile, l’uomo aveva depositato un esposto in procura. Da quella richiesta di indagine rivolta alla magistratura, la procura aveva mosso i primi passi per gli accertamenti in sede penale. Arrivando ad accusare madre e compagno di “aver alterato lo stato civile di due neonati mediante false attestazioni relative alla paternità degli stessi”. Un reato gravissimo per il codice, che prevede pene tra i 5 e i 15 anni.

Ora, dopo varie traversie legali (la richiesta della prova del dna, il processo civile e successivamente quello penale) che hanno comportato un inesorabile passare degli anni, sarà il tribunale collegiale di Ferrara a decidere sul caso. Il gup Monica Bighetti infatti ha accolto la richiesta della pm Patrizia Castaldini e ha rinviato a giudizio i due conviventi per il reato previsto dall’art. 567 del codice penale: alterazione dello stato civile. L’udienza dibattimentale è stata fissata a luglio 2014.

Ed è facile scommettere che si tratterà di un processo più unico che raro, “che non conta precedenti simili in Italia” come sottolinea l’avvocato Pasquale Longobucco, che assiste il ferrarese assieme alla collega Maria Elena Giovinazzo. Se da una parte infatti sembra essersi raggiunta la certezza giuridica della paternità, sarà tutta da dimostrare la consapevolezza, il dolo, da parte della coppia convivente nell’attribuirsi la paternità dei gemelli.

Casi simili sono già stati giudicati da tribunali di altre città italiane. Ma in quelle circostanze si trattava di genitori adottivi accusati di aver falsificato alterato lo stato civile di un neonato con false attestazioni: lo scorso febbraio a Milano una coppia era sotto processo (poi assolta) per aver dichiarato come figlio proprio un bambino in realtà partorito a Kiev da una giovane ucraina. L’anno scorso una vicenda simile, terminata anch’essa con il non luogo a procedere, vide protagonisti due genitori putativi di Trieste, tornati in Italia dall’Ucraina con due gemelli. Un’altra coppia di Brescia invece venne condannata a cinque anni e un mese per il medesimo reato.

Ma a prescindere dall’esito del processo, si apriranno problematiche etiche e pragmatiche relativamente ai due piccoli gemelli, al momento affidati a un tutore. Fino ad oggi sono cresciuti assieme al compagno della madre credendo fosse il loro padre. Mentre il padre naturale per nove anni non ha potuto assolvere alla sua funzione, impedito da una volontà non sua.

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