Lettere al Direttore
17 Aprile 2014

“La morte di Adrian non fu solo un fatale incidente stradale”

di Redazione | 2 min

Il tragico incidente stradale in cui lunedì 7 aprile ha perso la vita il giovane cittadino rumeno Adrian Marius Gogorici oltre ad allungare la scia dei tanti drammi che si consumano sulle nostre strade apre uno squarcio sul fenomeno degli infortuni (in questo caso esiziale) cosiddetti in itinere.

Gli infortuni che accadono ad un cittadino quando si sta recando al lavoro.

Adrian è stato ritrovato privo di vita dalle forze dell’ordine e dai soccorsi sanitari a causa di un fatale impatto provocato dal precipitare dell’automezzo in un canale e pare per successivo annegamento ma è bene ricordare che il furgone che stava conducendo è di proprietà dell’imprenditore o dell’Azienda per cui lavorava come autista con un regolare contratto a tempo indeterminato e che quel tratto di strada che percorreva lo stava portando al lavoro.

Per questo la morte di Adrian non può essere ricondotta ad un solo fatale incidente stradale.

Gli inquirenti e l’Istituto Assicuratore con competenza e autonomia tenendo conto del nesso causale incidente stradale/ infortunio (comunque) lavorativo stabiliranno se vi sono responsabilità da attribuire a terzi, a chi andranno imputate e con quali conseguenze.

Il sindacato crediamo sia legittimato a nutrire l’ interesse perché la verità sia accertata al di là dei pregiudizi sociali e ben oltre la retorica istituzionale che vede le vittime della strada sempre colpevoli di aver ecceduto in disattenzione o imprudenza.

Le condizioni delle nostre strade, il cattivo stato di manutenzione delle nostre vie e dei nostri arredi urbani, l’aumento del consumo individuale del trasporto privato, l’intensificazione delle prestazioni lavorative, il mancato ripristino del benessere psico-fisico, l’usura a cui siamo sottoposti dalle spinte che il mercato del lavoro imprime, il malessere sociale diffusosi a causa della recessione economica, tutti questi fattori sospingono ad innalzare enormemente i rischi della salute e della sicurezza anche fuori dalle fabbriche, dagli uffici, dai tradizionali luoghi in cui si esegue una attività di lavoro.

Questi sono gli argomenti su cui tutti dovremmo riflettere, nell’interesse dei più deboli e di chi è più esposto ai pericoli, ma in fin dei conti  per salvaguardare  una idea di società e di cittadinanza più giusta e meno cruenta.

Certo in un ambito di questo tipo la prevenzione è più difficile da realizzare, ma proprio per questo non è pensabile affidarla al singolo individuo, al contrario essa investe e permea  l’intera collettività e l’agire politico della comunità, istituzioni e soggetti pubblici compresi.

Filcams-Cgil – Camera del Lavoro Territoriale di Ferrara

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