
Dalla sua lettera ‘autoaccusatoria’ del dicembre 2012 scaturirono alcune delle prove più pesanti sulle presunte irregolarità commesse durante la costruzione dell’ospedale di Cona. Ieri l’ex responsabile amministrativo dell’appalto Marino Pinelli, unico imputato a essere stato già condannato in primo grado (un anno in rito abbreviato per abuso d’ufficio) ha fatto il suo ritorno nelle aule del tribunale di Ferrara, in qualità di principale testimone nel maxi processo che vede alla sbarra 12 persone, responsabili legali e amministrativi di aziende ed enti coinvolti nell’operazione. Pinelli non fa alcun dietrofront e conferma, senza mai avvalersi della facoltà di non rispondere, ogni parola della relazione inviata un anno e mezzo fa alla procura e al direttore generale dell’ospedale Gabriele Rinaldi. Le sue dichiarazioni confermano almeno in parte varie tesi accusatorie della pm Patrizia Castaldini e del nucleo investigativo dei carabinieri, oltre a citare in più occasioni personaggi come il presidente della Regione Vasco Errani e l’ex direttore generale del Sant’Anna Riccardo Baldi, che a suo dire sarebbero stati costantemente informati dell’evoluzione e dei problemi nel cantiere.
“La prima perizia di variante era completamente fasulla“: l’ex responsabile amministrativo non usa mezzi termini per etichettare il primo dei cinque interventi ‘correttivi’ che, secondo la procura, avrebbero fatto lievitare l’importo dell’appalto per più di 25 milioni di euro. Pinelli ricostruisce quanto accadde nelle fasi finali dei lavori, quando il responsabile amministrativo – secondo quanto riferisce in aula – si insospettì dopo aver parlato con il capo commessa del Consorzio Cona, Guglielmo Malvezzi (ora tra gli imputati nel procedimento) e chiese all’architetto Sani dell’azienda ospedaliera di verificare la prima perizia. Un controllo che farà emergere un dettaglio di non poco conto: le zone realizzate con la prima variante erano già presenti nel progetto esecutivo, in cui comparivano “retinate” e colorate in modo diverso rispetto al resto dell’elaborato. “I disegni erano perfettamente sovrapponibili – afferma Pinelli -: L’importo per quei lavori era già incluso nel costo iniziale dell’opera”. In sostanza erano già state pagate.
Una rivelazione che scatena il fuoco di fila delle difese: “Come può essersene accorto solo alla fine del 2012?”, è il quesito ripetuto più volte dagli avvocati presenti in aula. Pinelli risponde di avere ruoli e competenze amministrative e che non sarebbe spettato a lui accorgersi dei difetti tecnici del progetto e delle successive varianti. A mettere in dubbio questa ‘autoassoluzione’ per incompetenza tecnica – secondo pm e difensori – sono le intercettazioni dei suoi colloqui telefonici con l’ex direttore dei lavori Carlo Melchiorri (ora imputato) raccolte nel corso del 2009, in cui i due parlano sia dei “difetti di costruzione” dell’ospedale che delle richieste ricevute dal presidente della Regione Vasco Errani – al corrente dell’impennata che stavano prendendo i costi dell’opera – per fermare il proliferare di varianti. Un esempio è quello relativo alle 92 travette di supporto utilizzate per compensare gli spessori dei solai, inferiori a quanto previsto dal progetto. “Malvezzi ha fatto mettere i puntelli, ma secondo me non servivano”, dichiara Pinelli in una telefonata intercettata. “Andava bene? – risponde sorpreso Melchiorri – Ma sarebbe venuto giù tutto! Diciamolo bene: se l’opera fosse realizzata bene non servirebbero neanche“. Pinelli non nasconde i suoi problemi con gli imprenditori del consorzio, definendoli in questa e altre telefonate come “mercanti di vacche” o “potenti che pretendono soldi che invece dovrebbero dare, se fossi in loro mi vergognerei”. Melchiorri, dal canto suo, si mostra sulla stessa lunghezza d’onda: “Abbiamo dei massetti che… mah, speriamo nella provvidenza“, e in un’altra telefonata: “Purtroppo ci hanno lasciato un prodotto che non è quello (del progetto, ndr): è scadente“.
Una questione su cui Pinelli ritorna anche in aula: “Il rischio era che calasse il piano (il testimone simula con le mani il crollo di un solaio, ndr), ecco quindi il perchè dei puntelli. Ho segnalato che andavano a finire in alcuni spazi che venivano ridotti, condizionandoli negativamente. E volevo dire: guardate che così si acquisisce rigidità nella struttura con minori costi all’opera”. Anche Fulvio Rossi (ingegnere capo del Comune di Ferrara, all’epoca membro della commissione di collaudo e ora tra gli imputati) in una telefonata a Pinelli si mostra cosciente del problema: “Quelle situazioni là dentro non saranno permanenti”, lo rassicura l’ingegnere, a cui l’ex responsabile amministrativo risponde: “Sono veramente preoccupato, non solo da tecnico ma da persona”. “Ma pensi che quelle situazioni erano già note da tempo – è la replica di Rossi -, erano solo state nascoste alla direzione dei lavori“.
A porre fine all’insorgere di nuove varianti, almeno secondo Pinelli, furono gli interventi del presidente della Regione Vasco Errani e del suo sottosegretario Alfredo Bertelli. “Errani voleva sapere quando sarebbe stato concluso questo ospedale – spiega il testimone -. Diceva di non fare l’ospedale migliore del mondo ma quello che serviva, poi ci sarà tempo per intervenire. La sua era una tensione politica: l’ospedale era infinito”. Infinito, oltre che nei tempi, anche nei costi: dopo circa 29 milioni di euro di ‘aggiunte’ si avvicinava infatti la soglia di spesa limite consentita per un’opera pubblica, che può aumentare solo del 20% rispetto alla cifra iniziale. “Non volevamo arrivare a usare tutte le risorse consentite dalla legge perchè capita sempre qualche imprevisto alla fine del cantiere”, afferma Pinelli. Secondo la procura però tale importo era già stato superato. Un punto contestato da Pinelli, che include nel conteggio dei costi anche i 3,6 milioni di euro annui da versare per 30 anni a Progeste per i servizi no-core (manutenzione, pulizia, etc), e che stima quindi la soglia limite a 33 milioni di euro.
Ciò che emerge con sempre più chiarezza è la frattura che si creò tra enti pubblici e Consorzio Cona, che a metà cantiere minacciò addirittura di sospendere i lavori. Il 10 settembre 2009 Pinelli si confrontò telefonicamente con il presidente del Cda di Progeste, Ruben Saetti e affermò: “Mi è parso di capire che state valutando il nostro inadempimento e verso ottobre potrebbero essere sospesi i lavori”. “Di che inadempimenti parla?”, gli chiedono in aula gli avvocati. “Quel giorno mi dissero – racconta Pinelli – che le aziende stavano valutando l’idea di sospendere il cantiere. Sarebbe stata una tragedia incredibile, allora ho telefonato a Saetti, che si lamentava dei lavori aggiuntivi da compiere. Il direttore dei lavori (Melchiorri, ndr) era debole nel trattenere tutte le richieste dei primari che giungevano attraverso l’architetto Ricciarelli o da altri canali. Mi sembrava, in quella fase, incapace di adempiere a tutte le richieste. Credo che in parte Saetti avesse ragione: gli dissi di preparare una lista di quelli che pensava fossero i nostri inadempimenti”.
Ciò che Pinelli nega rispetto alle tesi della procura sono le irregolarità delle quattro varianti che seguirono la prima, che sarebbero giustificate da cambiamenti nelle normative regionali (ad esempio l’unificazione dei laboratori di analisi, deliberata dalla regione nel 2006). Un punto da sempre contestato dalla procura, secondo cui le normative infrante erano già in vigore nel momento dell’approvazione del progetto.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni
Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com