Valeria Rustici non è isolata all’interno di SEL: non lo è stata nella scelta di dimettersi dall’Assemblea provinciale, né in quella di stigmatizzare l’alleanza con il PD e “Ferrara Concreta” per le prossime amministrative. Abbiamo condiviso in un gruppo di minoranza il difficile percorso che oggi ci vede, seppure iscritt* al partito di SEL, in netta contrapposizione con la dirigenza provinciale che ha proposto e ottenuto l’approvazione maggioritaria dell’Assemblea federale di presentarsi con una coalizione di Centro Sinistra e Centro Destra.
Qual è il problema? Ancora viviamo in un paese dove il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni di dissenso è tutelato dalla Costituzione. Chi non accetta le decisioni di una maggioranza del partito può dunque legittimamente dissociarsi e non partecipare alle azioni che ne seguiranno. Lo dichiara e non dovrebbe subirne alcuna conseguenza. Semmai, come nel nostro caso, deve accettare lo status quo e subirlo. Mi spiego meglio: che cosa c’è di inaccettabile o di sbagliato nell’essere coerenti con il progetto di Sel, quello che ci ha appassionato nel momento della sua costituzione, in cui, oltre a proporre alternative che abbiamo condiviso per dare una svolta e una “risposta di Sinistra” ai problemi del lavoro, della scuola pubblica, della sanità pubblica (solo per citare alcuni ambiti), conteneva chiarissime critiche ai governi di Destra e di Centro Destra? Questa linea politica è stata ed è tuttora chiarissima: “SEL sarà decisamente all’opposizione di un governo che si regge sulla alleanza
tra il Pd e forze di centro e di destra, nella convinzione che stia forse cambiando lo
stile, ma non la sostanza. Il nostro orizzonte resta quello della costruzione di una più forte sinistra a chiara ispirazione ecologista e di un centrosinistra capace di restituire all’Italia un futuro desiderabile, e di cambiare l’Europa”.(dall’Assemblea Nazionale di SEL del 15/02/2014).
Purtroppo mi sembra di rivedere un film già visto troppe volte. E, per quanto mi riguarda è inaccettabile.
Sono convinta che la disubbidienza sia una virtù quando i valori nei quali si crede vengono violati, quando la democrazia è intesa come soggezione violenta delle coscienze politiche, quando la militanza in un partito non è accolta come fonte di ricchezza delle diversità ma come soggezione delle stesse, quando la buona mediazione politica diviene strumento di riprovevoli pratiche per una sopravvivenza residuale nella quale si perde la propria identità di partito.
La pericolosa ondata di antipolitica da cui siamo travolt* si alimenta anche delle tristi vicissitudini interne ai partiti.
Ma noi, gruppo minoritario di SEL Ferrara, non ci sentiamo colpevoli di questo.
Anzi auspichiamo che chi ne ha la responsabilità faccia un passo indietro.
Emanuela Zucchini