Eventi e cultura
31 Marzo 2014
Presentato il libro 'Lascia stare i santi' sull'arcano delle reliquie dell'evangelista

Guido Barbujani e il mistero di San Luca

di Redazione | 2 min

102_1181di Federica Pezzoli

Sabato pomeriggio alla libreria Ibs di Palazzo San Crispino Guido Barbujani, genetista e docente del Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie di Unife, ha presentato il suo libro ‘Lascia stare i santi. Una storia di reliquie e scienziati’ (Einaudi 2014), discutendone insieme a Paola Spinozzi, che insegna Letteratura inglese presso l’ateneo ferrarese.

“Questo non è un libro scientifico”, ha chiarito Barbujani, ma un racconto in cui si intrecciano diverse storie: quella di “un viaggio in Siria” e di “come lavorare in un paese sotto una dittatura”, quella degli “studi sul presunto corpo di San Luca” sepolto a Padova, quella dei tanti incontri che hanno l’hanno resa “un’esperienza molto intensa dal punto di vista umano”. Tutto inizia il 17 settembre 1998, nella basilica di Santa Giustina a Padova, con un piccolo gruppo di studiosi che assiste all’apertura di una cassa di piombo, sigillata da oltre 500 anni. Dentro ci sono i resti di uno scheletro senza testa di un uomo vissuto nel I secolo: secondo la tradizione sono le spoglie di San Luca Evangelista. Per la risoluzione dell’enigma sono necessarie le competenze di esperti di discipline diverse, tra cui “un patologo, uno storico dell’arte, un numismatico”, continua Barbujani, e poi lui: genetista chiamato ad analizzare il Dna dello scheletro e a sancirne la compatibilità con le origini siriane del santo attestate da entrambe le tradizioni agiografiche. Il problema è che servono campioni di sangue confrontabili e quindi lo scienziato non solo dovrà partire per la Siria ancora sotto il regime di Hafiz al-Asad, il padre di Bashar, ma su consiglio del suo contatto locale raccoglierà quei campioni senza chiedere permessi ufficiali e quindi poi dovrà capire “come far transitare alla frontiera un carico di sangue non autorizzato”.

Secondo Paola Spinozzi questo romanzo è permeato “dall’idea della scoperta” e, prima ancora, “dell’indagine e dell’idea di andare in cerca di qualcosa”. “Mentre scrivevo”, ammette Barbujiani, “mi sono reso conto che sapevo pochissimo della tradizione su San Luca, a partire dal fatto che ce ne sono due ufficiali contraddittorie fra loro”, perciò ha iniziato a leggere delle crociate, del traffico delle reliquie e di tante altre cose: tanti filoni confluiti nel libro e “tenuti insieme dal piacere della conoscenza”, di acquisirla e di diffonderla. Un autore con il pregio di padroneggiare “una scrittura polisemica”, che riesce a passare da un registro “molto aderente al reale” a uno “poetico e quasi lirico”, ha sottolineato Spinozzi, per un volume che si pone all’incrocio di vari generi, dal libro di viaggio al romanzo d’avventura dall’autobiografia alla divulgazione.

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