di Giacomo Borgatti
La verità è là fuori: non si tratta della frase di lancio di un popolare telefilm anni ’90 ma della conferenza sui rifiuti tenuta dal gruppo di Ferrara del Movimento 5 Stelle, i Grilli Estensi, nella serata di ieri – venerdì 28 marzo – alla sala della musica di via Boccaleone 19. Un incontro per parlare a 360 gradi delle problematiche e delle soluzioni più o meno conosciute che riguardano i rifiuti: dalla gestione alla raccolta differenziata, la riconversione in energia o in altri oggetti ma, soprattutto, i danni all’organismo causati da nanoparticelle come il Pm10 che nascono dallo smaltimento ovvero nel momento della combustione.
“Queste particelle causano tumori ai polmoni, ormai non è più un segreto – afferma Luigi Gaetti, senatore 5 Stelle e medico specializzato in anatomia patologica -. Queste polveri causano anche coagulazione del sangue che può portare all’embolia polmonare. Dobbiamo capire che le forme di combustione, di qualsiasi tipo, sono dannose – aggiunge il senatore -; lo sapeva anche il buon Dio quando mise il fuoco all’inferno”.
“Ci troviamo in una situazione in cui c’è una grossa malagestione del sistema rifiuti a Ferrara e nell’intero Paese – sostiene il medico ambientalista Luigi Gasparini -. Abbiamo bisogno di affrontare la questione con più moralità, in modo da rispettare le future generazioni, per ottenere così più vantaggi sia da un punto di vista salutistico sia economico. Il mio messaggio è preoccupante ma sono anni che le amministrazioni non fanno nulla al riguardo”. Anni in cui più volte in varie zone della città, due su tutte corso Isonzo e Villa Fulvia, è stato superato ampiamente il limite massimo di Pm10 nell’atmosfera che, secondo la legge, dovrebbe essere quotidianamente in media una quantità minore di 50 milligrammi al metro cubo. Limite non superabile di oltre 35 volte, quindi giorni, all’anno. Se non fosse che, come nell’esempio riportato dal dottor Gasparini su dati dell’Arpa Emilia Romagna, nell’anno 2012 al 26 febbraio in zona corso Isonzo il limite era già stato superato 36 volte facendo sì che l’aria respirata fosse diventata fuorilegge. Il problema è che, come recita l’articolo 1 del decreto legislativo 351 del 4 agosto 1999, bisognerebbe “mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove è buona, e migliorarla negli altri casi”.
“Le strategie per evitare queste conseguenze disastrose esistono – dichiara Luca Roggi della commissione ambiente del Movimento 5 Stelle – ma, in primo luogo, dobbiamo riflettere sul significato di rifiuto inteso come qualsiasi sostanza od oggetto il cui detentore si disfi o abbia intenzione o l’obbligo di disfarsi. Siamo noi a scegliere quando disfarci o no di un oggetto, noi determiniamo quando un qualcosa diventa rifiuto”. La prevenzione sarebbe la carta da giocare in un Paese come l’Italia che, al momento come massimo sforzo, è stato capace di produrre solo un generico “Piano nazionale di prevenzione dei rifiuti” di 12 pagine nel quale, tra gli obiettivi, ci si pone una riduzione di appena il 5% della produzione dei rifiuti urbani e una riduzione del 10% dei rifiuti speciali pericolosi. “Le soluzioni ci sono – prosegue Roggi – e ne abbiamo elaborata qualcuno come per esempio il compostaggio domestico effettuabile con macchinari per triturazioni a domicilio, istituzione di centri di riparazione e riuso, una maggiore tassazione sulla posta non indirizzata o anche la possibilità di usufruire dei prodotti ‘alla spina’ o tramite i vuoti a rendere”. Le idee sono tante ma la messa in pratica pare ancora lontana.
“Abbiamo la necessità di ritornare a sentirci responsabili – interviene Ezio Orzes, assessore all’ambiente di Ponte nelle Alpi, comune virtuoso in fatto di raccolta differenziata e riciclo -, se essa manca, gli effetti saranno sempre negativi. L’Italia necessita, in primo luogo, di una forte volontà politica che spinga ad una gestione ecologica dello smaltimento dei rifiuti, puntando sempre al massimo recupero della materia prima”.
Ponte delle Alpi, comune veneto di circa 8mila e 500 abitanti in Provincia di Belluno, ha preso in mano una situazione che, nel 2006, vedeva una percentuale del 23% per quanto riguarda la raccolta differenziata, una media di 348 kilogrammi di rifiuti per persona all’anno e un costo di smaltimento che nel 2007 aveva raggiunto la somma di 475mila euro. In breve tempo grazie all’istituzione del servizio porta a porta e dell’introduzione della tariffa puntuale, composta da una parte fissa e da un’altra variabile in base al numero di svuotamenti del contenitore del secco non riciclabile, il comune ha visto un calo dei costi del servizio di smaltimento e, quindi, un calo della produzione dei rifiuti tanto è che, nel 2012, ha raggiunto il 90,1% di raccolta differenziata.
“Ci abbiamo messo sei mesi per introdurre questo sistema; il problema principale è stato convincere i Comuni vicini a partecipare a questa avventura – ha detto Orzes -. Grazie anche alla società pubblica che abbiamo creato per la raccolta porta a porta non abbiamo dovuto appaltare la cosa a privati. E’ incredibile che in Italia per cercare di far funzionare correttamente i servizi pubblici si debbano assegnare ai privati, i quali cercano sempre di guadagnarci”.
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