(immagine di repertorio)
Erano stati fermati nello scorso agosto dalla guardia di finanza mentre trasportavano un carico sospetto su un furgone lungo corso Piave, in zona stadio, tanto che le fiamme gialle avevano deciso di procedere a un controllo per verificare che non si trattasse di merce e materiale di provenienza illecita. Un’ipotesi subito avvalorata dai riscontri con la centrale, che avevano evidenziato una bicicletta, tra le varie accatastate nel furgone, e un computer di cui erano stati denunciati i furti in quelle settimane. È così che i cittadini ucraini D. S. e R. T. sono finiti sotto processo con l’accusa di ricettazione.
Un’accusa che non ha però trovato riscontro durante le udienze in tribunale vista l’assoluzione dei due imputati, entrambi difesi dall’avvocato Emiliano Mancino. Secondo la linea sostenuta dal legale, mancavano infatti gli elementi soggettivi per dimostrare che i due imputati fossero a conoscenza della provenienza illecita del materiale. I due avevano infatti acquistato il carico per poi regalarlo ai familiari in Ucraina, ma nessun elemento in mano all’accusa ha potuto dimostrare la loro mala fede in questo proposito. Durante le udienze gli imputati hanno affermato che i sospetti sorti durante il controllo erano dovuti anche alle difficoltà linguistiche, che avevano creato difficoltà nello spiegare agli agenti delle fiamme gialle per quale motivo trasportassero due oggetti rubati in mezzo al loro carico.
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