Cronaca
1 Marzo 2014
Il consulente della procura: “Problemi di tenuta dalle fondamenta ai solai”. Calce e cemento irregolari

L’ospedale di Cona destinato a non durare

di Ruggero Veronese | 5 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

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È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

admin-ajax.phpChe si guardi dal punto di vista delle intercettazioni tra gli imputati o dai riscontri tecnici sulla struttura, il risultato non cambia: secondo tutti i dati raccolti dalla procura le varianti di progetto realizzate durante la costruzione dell’ospedale di Cona, così come le forniture di materiale che sono seguite, sono irregolari. E oltre a gonfiare per circa 25 milioni di euro il costo dell’appalto avranno come conseguenza una minor durata nel tempo dell’intera struttura, che risulterebbe certificata per soli 50 anni contro i 100 previsti per legge.

Nel corso del maxi-processo su Cona, dopo le testimonianze dei carabinieri che si occuparono delle indagini sulle – ancora presunte – irregolarità del nuovo nosocomio ferrarese, durante l’ultima udienza entrano in gioco anche i consulenti tecnici della procura: tecnici e informatici, all’oscuro delle contenuto delle intercettazioni acquisite nel processo ma le cui perizie combaciano pefettamente con i dati raccolti dagli inquirenti. Dalle fondamenta ai solai, l’ingegnere del genio militare Vincenzo Marinelli entra nel dettaglio di tutte le discrepanze presenti tra l’ospedale edificato e la struttura prevista inizialmente nel progetto. E, all’interno della propria analisi, specifica anche quali saranno le conseguenze delle irregolarità riscontrate sul futuro dell’ospedale. Come la mancata impermeabilizzazione dei locali nel seminterrato destinati ai servizi per il personale (come la mensa e gli spogliatoi), per i quali secondo Marinelli “sarà necessario valutare l’incidenza delle irregolarità prima di consentire l’uso a cui erano destinati”. Per dirla in poche parole, non si tratta più “semplicemente” di una presunta truffa ai danni dello Stato, ma del futuro stesso dell’ospedale. Che udienza dopo udienza appare sempre più fragile ai colpi del tempo, dell’umidità e agli eventuali imprevisti (leggi: eventi sismici) che dovrà affrontare nel corso degli anni.

Ma andiamo con ordine, e cioè dalle fondamenta. “La realizzazione del cunicolo – afferma il consulente della procura – non trova corrispondenza nelle tavole architettoniche del progetto esecutivo, dove era prevista una soluzione diversa per l’impermeabilizzazione. E non risulta alcun documento variativo che giustifichi questa discrepanza”. Marinelli afferma che durante la perizia riscontrò evidenti infiltrazioni di acqua di falda, presente a circa un metro e mezza sotto le fondamenta.

Si prosegue con i solai dal primo al quarto piano del gruppo di blocchi dal 34 al 38, notevolmente “dimagriti” rispetto al progetto iniziale. A fronte di uno spessore previsto di 5 cm e di un limite legale di 4 cm, i solai presenti nelle aree interessate dall’indagine risultano di soli 3,5 cm. Una modifica che secondo il consulente sarebbe stata adottata perchè “il livello del piano risultava più alto rispetto agli edifici a fianco e si decise quindi di ridurre lo spessore dei soffitti”. Sorgerebbe quindi un problema di tenuta della struttura, che secondo la procura sarebbe stato risolto attraverso l’aggiunta di 92 travette di supporto, ora nascoste dal cartongesso.

Veniamo ai materiali utilizzati. La tesi della procura è nota da tempo: nella miscela usata per il calcestruzzo sarebbe presente meno cemento (circa il 20%) di quanto previsto dal capitolato. Fatto che dimezzerebbe “l’aspettativa di vita” della struttura a soli 50 anni e che diventa tanto più rilevante, come commenta Marinelli, in un terreno umido come quello di Cona, “in cui sono presenti acque di falda e quindi il calcestruzzo deve avere caratteristiche particolari”. Entrano allora in gioco le numerose similitudini tra questa inchiesta e quella relativa all’ospedale di Agrigento, sequestrato nel luglio 2009 per la scarsa qualità dei materiali. Forniti, come nel caso di Cona, dalla Calcestruzzi Spa di Bergamo, società già al centro di varie inchieste e posta sotto sequestro nel 2010 (provvedimento revocato l’anno successivo) per presunti legami mafiosi. Vincenzi ha “incrociato” i dati raccolti a Cona con quelli dell’ingegner Masnata, consulente della procura di Agrigento, e i riscontri ottenuti descriverebbero – se la tesi della procura dovesse prevalere – una truffa organizzata dalla sede centrale della società. Nella quale chi detiene il livello di accesso più alto al sistema informatico può utilizzare alcune funzioni – inaccessibili al resto degli utenti – per modificare i dati sulle forniture ai vari cantieri.

Ma oltre al cemento sarebbe anche la calce a risultare irregolare, con un diametro dei granuli di ghiaia superiore a quanto previsto nel progetto e che rende più poroso e meno impermeabile il calcestruzzo dell’ospedale.

Cemento e calce per un calcestruzzo irregolare. Ma le responsabilità in questo non sarebbero solo dei fornitori, ma anche di tutta la piramide di controllo prevista durante la realizzazione di un’opera pubblica. A partire dal direttore dei lavori Carlo Melchiorri. A lui spettava la responsabilità di provvedere ai campionamenti dei materiali di costruzione e, dopo 28 giorni (tempo convenzionato per dare la possibilità al cemento di seccarsi e per uniformare tutte le analisi), verificare se coincidessero col capitolato. Analisi eseguite in maniera insufficiente, secondo Marinelli, o fuori tempo massimo, con alcuni controlli eseguiti addirittura a 200 giorni dal campionamento. Oltre a Melchiorri sarebbero responsabili dell’illecito anche  i tre componenti della commissione di collaudo (Andrea Benedetti, Antonio Pellegrini e Fulvio Rossi, quest’ultimo dirigente del Comune di Ferrara), responsabili in ultima istanza della corrispondenza tra capitolato e opera finale.

Marinelli espone le numerose irregolarità riscontrate fino a rendere sempre più impellente la domanda della pm Patrizia Castaldini: “Erano davvero necessarie tutte le varianti che hanno accompagnato il progetto?”. E anche in questo caso sono note dolenti. Perchè è vero che il consulente definisce “frammentario” e “gestito con poca cautela” il progetto iniziale, ma evidenzia anche numerosi sprechi – tutti al vaglio del tribunale – che ne avrebbero accompagnato la realizzazione. Come l’inserimento delle scale prefabbricate in un corpo della struttura già ultimato: operazione che rese necessaria la rottura di alcuni punti della parete portante e, in ogni caso, una modalità di aggancio tra le scale e la struttura diversa dall’elaborato iniziale. Per non parlare della “famigerata” quinta variante, che secondo Marinelli sarebbe addirittura la “variante di una variante” (la seconda, per l’esattezza). Fatto che implicherebbe l’irregolarità anche di alcune delle opere “riparatrici” stabilite ed eseguite a lavori in corso. Per non parlare della completa assenza – almeno secondo quanto riferito dal consulente – di un computo metrico estimativo, il documento che fissa le tariffe dei vari lavori al metro quadro. “Se non era presente questo documento – afferma Vincenzi – non era nemmeno possibile quantificare il costo delle varianti”. Costo che invece, oggi, è ben noto: 25 milioni di euro.

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