L’ospedale di Cona è stato inaugurato senza le certificazioni di vulnerabilità sismica e prevenzioni incendi e con un’autorizzazione sanitaria soltanto parziale. Il tutto con il benestare della commissione per il collaudo dell’opera, coordinata da Andrea Benedetti. Questo uno dei passaggi del racconto del maresciallo Buccheri dei carabinieri di Ferrara, testimone chiave nel processo per la – ancora presunta – maxi truffa attuata dai 13 imputati durante la costruzione dell’ospedale di Cona. Una frode che, se provata nell’aula del tribunale, avrebbe fatto lievitare i costi dell’appalto per circa 25 milioni dai 137 milioni di euro previsti all’inizio del progetto. Imputati a vario titolo nel procedimento (tra i capi di imputazione anche falso ideologico, omissione e abuso d’ufficio) sono 12 persone tra imprenditori, professionisti privati e funzionari pubblici, che secondo l’accusa avrebbero gonfiato le spese e risparmiato sui materiali edili per appropriarsi di somme illecite o per non essere costretti a uscire dall’appalto.
Buccheri racconta nel dettaglio il lungo lavoro di indagine, sviluppato attraverso intercettazioni telefoniche e riscontri sul campo, che ha portato alla formulazione delle diverse accuse a carico degli imputati. Tutto partì quando i carabinieri notarono che nei lavori per la costruzione del nuovo ospedale comparivano anche nomi presenti all’interno dell’inchiesta “Appaltopoli” e cominciarono a indagare sugli accordi tra aziende ed enti appaltanti. E per verificare gli indizi raccolti dalle intercettazioni telefoniche furono poi chiamati periti e consulenti esterni, che pur senza conoscere essere a conoscenza dei dettagli delle conversazioni portarono agli uomini dell’Arma risultati che combaciavano perfettamente con quanto ci si aspettava. Vengono quindi alla luce le infiltrazioni d’acqua nei condotti di servizio dei sotterranei dell’ospedale, costruiti con un calcestruzzo “impoverito”, in cui era presente meno cemento di quanto previsto nel capitolato e che garantirebbe la durata della struttura per soli 50 anni invece dei 100 previsti dalla legge per le opere pubbliche. Un fatto per cui sono imputati con l’accusa di abuso d’ufficio il direttore dei lavori Carlo Melchiorri, che avrebbe dovuto vigilare sul rispetto del progetto e delle normative, assieme ai tre componenti della commissione di collaudo (Andrea Benedetti, Antonio Pellegrini e Fulvio Rossi) e a Giorgio Beccati e Ruben Saetti della ditta Prog.Este (il primo in qualità di progettista, il secondo come presidente del Cda). L’escamotage del calcestruzzo avrebbe fatto risparmiare alle ditte 117 mila euro e sarebbe stato possibile grazie all’intervento di Mario Colombini, amministratore delegato della Calcestruzzi S.p.A., l’impresa che ha fornito le circa 1.300 tonnellate del calcestruzzo al Consorzio Cona.
Altro filone dell’indagine è quello relativo alle richieste di rimborsi illegittimi (o meglio compensazioni) per l’acquisto del metallo necessario al cantiere. Guglielmo Malvezzi (capo commessa per il Consorzio Cona), Nicola Fakes (responsabile del controllo di produzione) e Roberto Trabalzini (addetto alla contabilità lavori). Grazie a una legge del 2008 che, sulla base delle fluttuazioni dei valori di mercato, impone agli enti pubblici la “compensazione” dei costi per le materie prime alle aziende, Malvezzi riuscì infatti a presentare e vedersi accolta un’istanza che riconosceva i maggiori costi sostenuti dalle ditte del Consorzio Cona. Questo portò alla “restituzione” di circa 2,3 milioni di euro alle imprese, che però – secondo carabinieri e procura – avevano già acquistato tutti i materiali nel 2005 (quindi senza affrontare successive fluttuazioni dei mercati) e avevano comunque firmato contratti che “blindavano” il costo dei lavori alla somma pattuita.
A questo si sommano anche le presunte irregolarità legate alla costruzione dei pilastri portanti nei piani superiori, su cui si concentreranno i testimoni delle prossime udienze. E il tutto sarebbe stato possibile, secondo procura e carabinieri, grazie alla complicità della commissione di collaudo che certificò la regolarità dei lavori. Ma secondo Buccheri al momento dell’inaugurazione l’ospedale era ancora fuorilegge: nessun certificato di vulnerabilità sismica e di prevenzione incendi, mentre l’autorizzazione sanitaria era relativa solo a una parte della struttura.
Accuse molto forti ma accompagnate da una enorme quantità di documentazione e registrazioni di telefonate che i tempi di una singola udienza non consentono di approfondire. Durante la prossima udienza, prevista il 28 febbraio, verranno ascoltati i consulenti tecnici del pubblico ministero, che potranno spiegare nel dettaglio le modalità con cui è stato edificato l’ospedale più contestato della storia recente.
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