Oggi si è inaugurata la nuova Moschea di Via oroboni.
Continuo a chiamarla col suo nome, Moschea, non solo perché è il presidente dei Giovani Musulmani di Ferrara a ribadirlo con forza e dato che, là dentro, il 99% dello spazio è adibito a tale scopo, ma anche perché Ivano Guidetti, ex dirigente comunale ed ex presidente del comitato grattacielo, dopo essersi dimesso quando il gioco si faceva più duro, cioè quando tutto si trasformava in un “grattagelo” e la situazione era diventata ingestibile, era presente per ribadito a gran voce il contrario: “Non chiamatela Moschea”.
E allora non chiamiamola Moschea, anzi non presenziamo neppure, come ha fatto il Sindaco e il suo assessore Sapigni, totalmente assenti.
Frasi come “Noi ci siamo, siamo sul pezzo” o “è tutto sotto controllo” non sono percezioni soggettive visto che l’amministrazione non ritiene di metterci la faccia e manda avanti, anche per sudarsi un po’ l’assessorato, Girolamo Calò con le sue leggende metropolitane del “la cittadinanza è stata ampiamente informata”.
Eppure quando l’opposzione pose, a più riprese e in tempi diversi, la domanda del “che si sta facendo là?” oppure “quella è una moschea mascherata!”, tutto tacque, anzi si alzarono sdegnati i più negazionisti dei commenti.
Ghettizzazione a parte, visto che ce la vedrei bene in XX settembre la Moschea e non in un quartiere che non è simbolo dell’integrazione ma del ghetto multiculturale ferrarese, non sono contro la Moschea, anzi, però perché nascondersi Sindaco?
Perché non partecipare? Metterci la faccia, così come è stato fatto in Piazzale Castellina le cui saracinesche della Protezione Civile, dopo essere state alzate per l’inaugurazione in pompa magna, sono da settimane giù, chiuse per bene, speriamo non per colpa del maltempo.
Questa, così com’è ora, non è integrazione ma solo spot pre elettorali!
Lorenzo Barbieri