Anche una cellula ferrarese farebbe parte dell’organizzazione criminale di stampo mafioso – di matrice area ex sovietica – sgominata questa mattina in una mazi operazione, denominata “Karakatitza, nella quale i Carabinieri del Comando Provinciale di Verona hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale lagunare nei confronti di 35 soggetti, tutti di nazionalità moldava con la sola eccezione di un cittadino russo. Si tratta di componenti di una vasta e transnazionale associazione per delinquere di stampo mafioso – di matrice area ex sovietica – operante in tutto il Nord Italia, con base nella provincia scaligera, e articolati collegamenti internazionali.
L’operazione ha interessato anche la nostra provincia, dove i carabinieri hanno effettuato perquisizioni a carico di quattro persone indagate di origine moldava, residenti a Ferrara capoluogo, in una frazione del Comue estense, a Copparo e a Berra. Secondo gli inquirenti anche loro farebbero parte e avrebbero avuto contatti con i vertici dell’organizzazione. Nel corso delle perquisizioni sono stati effettuati sequestri di materiale vario che comproverebbe la loro appartenenza alla mafia dell’Est.
L’organizzazione criminale è stata riconosciuta responsabile della commissione di una serie di delitti tra i quali numerose estorsioni, soprattutto a danno di autotrasportatori connazionali, l’immigrazione clandestina, la tratta degli esseri umani, il traffico di stupefacenti, furti, rapine, reati contro la persona sino al tentato omicidio, il porto e la detenzione illecita di armi, il tutto in una cornice caratterizzata dalla “mafiosità” dell’organizzazione stessa.
La vasta operazione, che oltre alla cattura degli associati prevede anche decine di perquisizioni in altrettante basi della banda, sparse nelle province di Verona, Venezia, Padova , Milano, Brescia, Modena, Reggio Emilia, Piacenza, Bologna e Ferrara, ha visto impiegati 300 militari, tra i quali quelli della Compagnia di Intervento Operativo del 4^ Battaglione Carabinieri “Veneto”, del Nucleo Cinofili di Padova e di un velivolo del Nucleo Elicotteri di Bolzano.
Alcuni dei destinatari del provvedimento restrittivo, su indicazione del dipendente Nucleo Investigativo, sono stati localizzati dalle polizie dei Paesi di attuale domicilio, soprattutto in Moldova e Romania.
Questa “mafia dell’Est”, oltre che nei paesi dell’ex Unione Sovietica e gran parte dell’Europa del Nord, aveva messo radici anche nelle province italiane più ricche, prevalentemente quelle del Nord, in ciascuna delle quali operavano distintamente uno o più “cellule”, integrate nella “Vor v’ zacone” (una locuzione russa che non trova una traduzione letterale, ma che è sinonimo di “Ladro di Legge”, ed è l’equivalente dell’“uomo d’onore” della mafia italiana).
L’organizzazione criminale ha una struttura verticistica/compartimentale ben definita. Utilizza un codice comportamentale e di linguaggio convenzionale, si finanzia con i proventi delle attività delittuose, ed è assoggettata ad un protocollo dettato dai vertici dell’organizzazione che prevede tra l’altro severe sanzioni (economiche e fisiche) nei confronti di chi lo trasgredisce.
Nel corso delle indagini, soltanto in Italia sono state individuate (anche grazie alla diretta collaborazione della polizia e l’autorità giudiziaria moldava, in regime di rogatoria internazionale) e identificate numerose altre persone facenti parte, a vario titolo, della organizzazione criminale, e molte di esse sono già state arrestate o espulse dal territorio nazionale; tra queste, 11 soggetti (catturati) definiti “ delinquenti internazionali” di altissima pericolosità sociale.
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