di Elisa Fornasini

“Tagliani non è altro che la versione new age di Soffritti”. Alberto Balboni, ex senatore Pdl ora coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, accusa l’attuale sindaco di Ferrara di essere al potere per garantire gli stessi interessi di chi fu sindaco dal 1983 al 1999. Un’accusa lanciata durante la prima assemblea plenaria di Fratelli d’Italia Ferrara, a cui hanno partecipato alcuni dei 400 iscritti al partito di centrodestra, indetta sabato 18 gennaio presso la caffetteria del Castello Estense.

L’incontro verteva sui temi dell’organizzazione nazionale, delle fasi congressuali e, in modo più preponderante, sulle elezioni amministrative. “Fratelli d’Italia sarà protagonista delle sfide di quest’anno – annuncia in apertura Paolo Spath – perché dopo il risultato positivo del primo anno, ora bisogna migliorare in vista delle prossime elezioni che si svolgeranno a maggio in 16 comuni”. L’obbiettivo, secondo il portavoce, è quello di portare lo stile di Fdi nei territori, uno stile che si basa soprattutto sulla militanza, ovvero sull’essere attivi nel territorio (come esempio porta, in primis, le cosiddette “primarie delle idee” e le fiaccolate fatte per “portare luce nelle zone critiche della città”) e sul ridare dignità alla politica, come la “più alta forma di atto civico per i cittadini”.

Per questo un ruolo centrale viene dato alla partecipazione ai tavoli del centrodestra. Una partecipazione che porta su di sé non poche critiche e che forza la mano sul percorso di scelta condivisa con glia ltri posibili alleati di coalizione. “Vogliamo collaborare con gli altri partiti del centrodestra ma se non sono disposti a proporre un candidato sindaco che venga vagliato dai cittadini con le primarie, non siamo più disposti a lavorare insieme”.

A confermare il ruolo del tavolo anche Balboni: “Non vogliamo essere un elemento di rottura ma di unità del centrodestra, a patto che i rappresentanti degli altri partiti non siano autoreferenziali e che inizino a portare delle idee”. A partire dalle fasi congressuali, a cui seguiranno le primarie per arrivare alle elezioni, “tutto deve essere legittimato dal basso” e chiedono le stesse modalità anche ai “partiti nostri alleati”.

“Alleati sì, sudditi mai” riassume laconicamente Balboni, che punta tutto sul candidato sindaco anti-Tagliani, perché “65 anni di governo della sinistra hanno portato Ferrara ad essere in una situazione politica, economica e sociale disastrosa”. Mentre il coordinatore regionale denuncia l’amministrazione comunale di non far nulla mentre i cittadini “pagano la crisi due volte”, Spath ricorda che chi si candida come sindaco per le prossime elezioni deve essere disposto a fare anche opposizione, ovvero essere “una spina nel fianco nel governo della sinistra”. Il prossimo incontro del centrodestra è previsto per lunedì 20 gennaio, mentre si avvicina il bisogno di stilare la lista dei 32 candidati per Ferrara.

Ospite dell’incontro l’europarlamentare Magdi Cristiano Allam, capolista di Fratelli d’Italia alle prossime elezioni europee per la circoscrizione Nord-Est, che annuncia la sua candidatura per Bruxelles. Il suo intervento si è rivelato critico per molti aspetti dall’attuale situazione politica alla mancanza di soldi in Italia, dall’”usura legalizzata da parte della banche”, al fatto che i “soldi pubblici vengano percepiti come soldi di nessuno”, ma soprattutto su come tutto questo abbia portato alla “disaffezione dei cittadini alla politica”. “Negli ultimi 15 anni la disaffezione è peggiorata sempre di più, bisogna fare in modo che la politica torni a essere importante e utile per i cittadini” dichiara Allam.

Infine un momento dell’assemblea è stato dedicato alla solidarietà e alla richiesta di immediato rientro dei marò in Italia. L’omaggio ai due militari – Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori – è stato realizzato esponendo lo striscione con la scritta “Marò a casa subito” e cantando l’inno d’Italia. Una mobilitazione avvenuta in tutta Italia, in quanto domani si arriverà ai 700 giorni di prigionia dei due Marò italiani.