Comacchio
9 Gennaio 2014
Il leader della Consulta si cala da un terrazzo per protesta e rischia il soffocamento. Manifestanti in rivolta

Pronto soccorso chiuso, rivolta al S. Camillo e incidente a Mezzogori

di Redazione | 4 min
Manrico Mezzogori dolorante dopo il salvataggio (foto di Lara Marzocchi)

Manrico Mezzogori dolorante dopo il salvataggio (foto di Lara Marzocchi)

Comacchio. A Comacchio smantellano improvvisamente il pronto soccorso e la Consulta Popolare San Camillo reagisce. Non ci sono stati veri scontri con i manifestanti, ieri pomeriggio, che da mesi occupano il secondo piano dell’ospedale di Comacchio, ma il leader della protesta Manrico Mezzogori è rimasto vittima di un infortunio durante un’azione dimostrativa ed è stato costretto a ricorrere alle cure dell’ormai ex pronto soccorso del San Camillo stesso, dove è stato tenuto in osservazione. Mezzogori, infatti, era salito sul terrazzo sopra l’ingresso del pronto soccorso e, dopo essersi ancorato con una corda alla balconata si è lasciato calare dalla struttura attorno alle 17, come già aveva fatto recentemente salendo sul cornicione dell’ospedale. Questa volta però qualcosa è andato storto: l’altra estermità della corda, che Mezzogori si era fissato in vita, dopo un po’ ha iniziato a stringerlo forte salendo verso il torace. In affanno e in preda al panico, ha iniziato a dimenarsi e la corda è poi scivolata sotto l’ascella fino ad arrivare a stringergli il collo.

Sono stati attimi di apprensione, ma fortunatamente tutto si è risolto grazie all’intervento dei vigili del fuoco che hanno recuperato Mezzogori, ormai quasi cianotico, affidandolo poi alle cure dei sanitari del San Camillo. Le sue condizioni non sono apparse gravi dal punto di vista sanitario, tanto che si è reso necessario tenerlo semplicemente sotto osservazione e controllare soprattutto le funzioni cardiache. Il tutto è avvenuto sul  posto e, probabilmente, per il più tenace difensore dell’ospedale di Comacchio, la più grande preoccupazione è stata poi quella della possibilità di un suo ricovero all’ospedale del Delta di Lagosanto. Per sua fortuna, quando è stato lanciato l’allarme, i vigili del fuoco si trovavano casualmente a 100 metri dall’ospedale e hanno potuto intervenire tempestivamente, utilizzando due scale.

(foto di Lara Marzocchi)

(foto di Lara Marzocchi)

Tutto ha avuto inizio dopo le 14, dopo che il punto di primo intervento dell’ospedale di Comacchio è stato disattivato da parte dell’azienda Usl di Ferrara, che in questo modo ha dato seguito a quanto previsto nella programmazione Sanitaria Provinciale approvata dalla Conferenza Territoriale Socio Sanitaria del giugno scorso, che prevede la trasformazione del nosocomio in Casa della Salute. I mezzi che si dovevano occupare di rimuovere le insegne con le scritte sono stati però bloccati dalla Consulta che da un’ottantina di giorni sta presidiando un’ala del San Camillo. I manifestanti sono così riusciti a impedire che venisse coperta la scritta ‘pronto soccorso’ e davanti all’ospedale si sono radunate decine di persone, gli animi si sono scaldati e sono volate parole, mentre i carabinieri di Comacchio sul posto hanno controllato che la situazione non degenerasse. A dare l’allarme alla Consulta è stata una delle manifestanti, che si è accorta alle 13.30 della presenza di alcune transenne posizionate lungo la rampa di accesso al pronto soccorso, alle quali erano stati attaccati manifesti con l'”Avviso al pubblico” della sospensione, a partire dalle ore 14, del primo soccorso, manifesti che la Consulta ha parzialmente bruciato come atto di protesta.

Uno degli avvisi al pubblico bruciati per protesta (foto di Lara Marzocchi)

Uno degli avvisi al pubblico bruciati per protesta (foto di Lara Marzocchi)

“Dopo aver tolto i letti di medicina – ha sbottato nel frattempo Mezzogori – ora cercano di togliere anche le insegne del pronto soccorso. La gente si sta raggruppando e cerchiamo di impedire che vengano portati via anche i pazienti. Prima di chiudere il pronto soccorso hanno l’obbligo di insediare la guardia medica e un’ambulanza con autista e infermiere, come scritto anche nei documenti che loro stessi hanno approvato”.

Poi il gesto dimostrativo, con l’incidente che ha visto protagonista, suo malgrado, Mezzogori. Probabilmente un atto che non fermerà comunque lo smantellamento del pronto soccorso, inatteso da tutti, già iniziato in mattinata con il trasferimento dei pazienti e delle attrezzature.

(foto di Lara Marzocchi)

(foto di Lara Marzocchi)

L’azienda Usl fa infatti sapere attraverso un comunicato stampo della sospensione del primo soccorso e contestuale potenziamento del servizio di Emergenza Territoriale 118 con l’attivazione di un’auto medicalizzata e di due ambulanze con infermiere e autista soccorritore per l’area territoriale del delta. In caso di necessità, come si poteva leggere anche nei manifesti affissi in ospedale, i cittadini possono rivolgersi al proprio medico di famiglia, alla guardia medica attiva tutti i giorni nelle ore notturne (dalle ore 20 alle ore 8) e nelle ore diurne (dalle ore 8 alle ore 20) nei prefestivi e festivi (per problemi che si possono risolvere in amblatorio) e, per urgenze ed emergenze, al 118 o recarsi al Pronto Soccorso dell’Ospedale del Delta di Lagosanto o al Pronto Soccorso di Cona dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria.

Sul posto, intanto, qualche consigliere dell’Onda e del Movimento 5 Stelle si è mostrato per capire ciò che stava accadendo, oltre ad alcuni esponenti della giunta lagunare. C’è chi ha annunciato iniziative con richiesta di chiarimenti urgenti direttamente alla Regione. E’ facile intuire che la vicenda scatenerà reazioni da più parti e strascichi già nelle prossime ore.

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