Cronaca
23 Dicembre 2013
Maida: “Costretto a licenziarmi. Possibile che nessuno debba dare spiegazioni alla comunità?”

Il chirurgo ‘fatto fuggire’ da Cona ora gallina dalle uova d’oro per S. Maria

di Redazione | 3 min

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Giuseppe Maida

Giuseppe Maida

“Gli avevo detto che entro fine anno sarebbero ripresi i suoi interventi. Non sono riuscito a capire il motivo per cui ha deciso di andarsene, ma in ogni caso ci sono altri professionisti che fanno il suo stesso lavoro”. Con queste parole il direttore generale dell’azienda Sant’Anna, Gabriele Rinaldi, ha liquidato pochi giorni fa il discorso relativo al dottor Giuseppe Maida, luminare di neurochirurgia dimessosi nel dicembre scorso in polemica con i vertici dell’ospedale.

Una polemica che continua a distanza e che vede il chirurgo dare una versione diametralmente opposta da quella “ufficiale”: “Me ne sono andato – scrive nei commenti di Estense.com a proposito della recente conferenza stampa sul bilancio di Neurochirurgia – perché, all’improvviso, mi hanno bloccato l’attività chirurgica per una questione di costi, senza dirmi quando avrei potuto riprenderla. Avevo 70 pazienti in lista di attesa…”.

Già lo scorso luglio, in occasione di un tragico fatto di cronaca, quello occorso a Luca Maestri, il giovane bagnino che sbatté la testa in piscina e dovette essere trasportato fino all’ospedale di Cesena per essere operato d’urgenza, Maida aveva osservato che “un tempo – prosegue Maida -, prima che mi costringessero a licenziarmi effettuavo queste operazioni di routine in neurochirurgia”. Ed ora? “Parlando da utente, dovremo andare via per ricevere un trattamento di questo tipo? in effetti già accade questo: a S. Maria Maddalena e Bologna ho effettuato almeno 70 interventi di questo tipo, l’80% a pazienti di Ferrara e provincia. Possibile che nessuno debba dare spiegazioni alla comunità riguardo le ragioni per cui nessuno ha cercato di mettermi nelle condizioni di restare e continuare ad effettuare la mia chirurgia, compresi questi interventi?”.

Eppure Rinaldi afferma che lo staff, i mezzi e le competenze necessarie non sono mai scomparsi da Ferrara. Seguendo però il ragionamento dello specialista, non sarebbe stato per nulla conveniente il suo ‘forzato abbandono’, dal momento che la sanità locale ora paga convenzioni con Cesena e Santa Maria Maddalena per trattare emergenze che, prima, avrebbero potuto essere risolte a Cona. “Il problema non è il dottor De Bonis – precisa il medico sempre nei commenti -. Il collega si è specializzato nel 2009 e, per quanto bravo, è in curva di apprendimento. E’ impensabile pretendere da lui i numeri di chi si è specializzato nel 1999 e, dal 2000, esegue chirurgia protesica della colonna vertebrale settimanalmente. Il problema sono i vertici, che conoscono bene la situazione e, senza pensarci due volte, non ammettono le difficoltà, ma espongono il collega ad un ruolo che non gli può essere consono. Parliamo delle difficoltà? prima la neurochirurgia faceva 1000/1200 interventi all’anno, 300 di chirurgia vertebrale, aveva 22 posti letto; oggi fa 600 interventi, ha credo 13 posti letto e verrà accorpata alla neurologia, fa 10-15 interventi di chirurgia protesica vertebrale ed è costretta ad un contratto di consulenza con Cesena per la chirurgia cervicale post traumatica”.

Tutti numeri che sembrano smentire Rinaldi: “nessuno è insostituibile, ci mancherebbe – aggiunge Maida -. Da anni facevo circa 300 interventi all’anno di chirurgia vertebrale e di questi circa 150 di protesi vertebrale (compresa la chirurgia percutanea di cui non si è parlato nella conferenza stampa del S.Anna). La neurochirurgia di Ferrara, da gennaio ad oggi, ha fatto circa 10/15 interventi di chirurgia vertebrale protesica. Se fossi rimasto, con questi numeri, avrei dovuto dire all’ultimo paziente che avevo in lista che avrei potuto operarlo non prima di 5/7 anni. Inaccettabile! Ho preferito mettermi in discussione e cercare altri posti”.

E in questi altri posti, come la clinica di Santa Maria Maddalena, “paga la Regione Emilia-Romagna per i miei interventi nel caso di pazienti ferraresi. Se mi avessero fatto continuare ad operare a Ferrara, la regione di provenienza non avrebbe dato i soldi a S. Maria Maddalena, ma a Cona”.

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