Negli ultimi tempi il proliferare di internet ha fatto sì che la navigazione on-line diventasse un rito sociale, una forma di divertimento di massa, una difesa dall’angoscia e uno strumento di potere. Tutti, o quasi, siamo interpreti di questo fenomeno complesso il cui alimento principale è la pubblicità; intesa sia come propaganda, sia come possibilità di rendere di pubblico dominio qualcosa. In internet tutto è pubblico e la pubblicità si trova ovunque.
Ciò spesso genera delle ambiguità, soprattutto laddove la pubblicità, intesa come propaganda, si traveste da informazione. Ed è proprio su uno di questi casi che intendo porre l’attenzione. Si tratta di un magazine on-line, di cui preferisco non fare il nome per via dell’ulteriore pubblicità che gliene deriverebbe, uno dei più cliccati dalla giovane e meno giovane comunità ferrarese. Il nome scelto, che potrete facilmente intuire, già denuncia un forte attaccamento ad un ridotto immaginario locale; a seguire una didascalia pseudomistica e ai limiti dell’insignificanza dovrebbe chiarire a chiunque voglia capire qualcosa, che quello non è posto per lui.
Ma si sa che la sete d’informazione on-line, quando sopraggiunge, è implacabile, sicché una volta dentro al magazine lo si naviga in lungo e in largo tra interviste ed articoli. E proprio leggendo questi ci si accorge rapidamente che manca qualcosa; è la notizia che manca, questa è la notizia! Difatti gli articoli sono intrisi di anonimo buonismo e di una facile retorica che spesso pende verso il comune ben pensare. Vengono pubblicizzati personaggi ed eventi, passati presenti e futuri, tutto qui, solo pubblicità, niente notizie. Non si prendono posizioni, non si esprimono idee, non vengono fatti approfondimenti o indagini, non si denuncia nessun conflitto, non si diffama nessun politico né tantomeno si sperimenta qualcosa di nuovo. Si fa pubblicità travestita.
Mi domando cosa pensino realmente i giovani autori dei presunti articoli, da come scrivono sembra che siano andati tutti a lezione dal noto filosofo Pangloss, secondo il quale tutto è per il meglio. Pare, a giudicare dai titoli, che si interessino di cultura, ma leggendo i pezzi si scopre una triste realtà dove la cultura è trattata in maniera semplicistica e banale al fine di veicolare al più ampio pubblico possibile il reale messaggio, ovvero quello pubblicitario. E’ questa ipocrisia narrativa a preoccuparmi, in quanto il rischio è quello di non saper più distinguere tra notizia e pubblicità. Internet vive di queste mistificazioni, delle alterazioni della percezione del reale valore degli accadimenti e della loro autenticità; gli è consentito dallo sconfinato potenziale comunicativo e dalla pressoché toltale libertà d’espressione che lo caratterizzano. Con questo media si può fare di tutto, si può raccontare di tutto e soprattutto lo si può fare come meglio si crede.
Il mio disappunto, in parte, nasce nel vedere che uso è stato fatto di questa libertà e nel constatare la scelta intrapresa da questo magazine, che all’informazione, di qualsiasi sorta essa possa essere, ha preferito la pubblicità, senza però avere l’onestà di dichiarare il fatto. Non pretendo saggi d’avanguardia o poesie esistenzialiste, ma vorrei far presente che i magazine per quanto necessitino economicamente della pubblicità, acquisiscono la loro identità in base ai contenuti che propongono e sono proprio i contenuti a legittimarne il valore. Purtroppo l’impressione avuta, durante questa esperienza di informazione on-line, è quella di essermi immerso in un contenitore per pubblicità, proprio come quelli di fianco alla buchetta della posta.
Non è mia intenzione sminuire il lavoro di questa giovane redazione, ma mi pare corretto collocarlo nel contesto più appropriato, quello pubblicitario appunto e non certo quello giornalistico né tantomeno in quello culturale. Poi vi può essere la possibilità che mi sbagli, che abbia frainteso la linea editoriale, che non abbia saputo cogliere la portata degli eventi segnalati, ma di certo c’è che se andate nella sezione “opinioni” del magazine on-line troverete il seguitissimo oroscopo.
Andrea Giacometti